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Ivona, principessa di Borgogna ·· Hot

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Image E’ sempre un piacere assistere ai saggi delle scuole di teatro, in particolare, quando si tratta di organismi prestigiosi e importanti come quello gestito dal Teatro di Genova. Sono occasioni in cui spesso si recupera, grazie all’entusiasmo e la passione dei giovani attori, un senso profondo dell’amore per lo spettacolo e del gusto di dare il massimo di sé stessi. Rientrano in questa impetuosa generosità anche gli inevitabili errori ed eccessi che segnano quasi tutte queste proposte. Quella scelta quest’anno dall’ente genovese è stata Ivona, principessa di Borgogna, scritto da Witold Gombrowicz (1904 - 1969) nel 1935, pubblicato nel 1938 e messo in scena, per la prima volta, solo nel 1957. 

E’ un testo in cui ritroviamo, anche se non ancora raffinate, le caratteristiche di fondo di questo scrittore, nato in Polonia, educato a Parigi, rifugiatosi, in Argentina alle prime avvisaglie della Seconda Guerra Mondiale (1939) e qui vissuto sino al 1963, quindi ritornato in Europa, prima a Berlino poi, definitivamente, sulla Costa Azzurra. Il suo mondo è segnato da una feroce satira contro il conformismo e la falsa morale, famosa la sua frase: Sono nemico del comunismo solo perché sto dalla parte del proletariato. Il testo presentato dagli allievi della Scuola dello Stabile contiene molti di questi elementi ad iniziare dalla paradossalità della situazione: il principe di un imprecisato regno decide di sposare, per dispetto ai genitori e alla Corte, una ragazza brutta e tendente al mutismo incontrata casualmente. Sarò proprio l’irregolarità di questa figura a mettere in luce il grigiore e l’opportunismo della vita nobiliare, siano a spingere ad una vera e propria congiura, riuscita, per ucciderla. I giovini attori hanno dato il meglio nei vari ruoli, in particolare Miriam Guerra in un ruolo, quello di Ivona, che quasi la priva della risorsa principale di un interprete: la voce. Buona anche la prestazione di Michele di Siena, anche se – come non perdonarglielo! – la sua recitazione è un po’ tropo indulgente con una gestualità e una vocalità sopra le righe. La regia, invece, non è apparsa al livello della proposta. Anna Laura Messeri non ha fornito una precisa chiave di lettura del testo, limitandosi a farlo porgere agli attori come un esercizio scolastico dietro al quale non c’è un’idea interpretativa precisa. Una scelta forse utile a livello scolastico, ma dannosa per uno spettacolo in senso compiuto.

valutazione: 2 3  4 5

 

Testo: Witold Gombrowicz (1904 - 1969); traduzione: Vera Petrelli Verdini; regia: Anna Laura Messeri; luci: Stefano Cirauto; interpreti Miriam Guerra, Marco Pieralisi, Margherita Romeo, Michele Di Siena, Vincenzo Zampa, Ilaria Amadasi, Alessandro Marini, Diego Savastano, Ernesta Argira, Viviana Mattei, Jacopo Bicocchi, Massimo Malagugini, Gaia Casanova, Gisella Szaniszlò, Federico Giani, Davide Iacopini, Mario Pietramala.

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