Anfitrione (1668) appartiene alla produzione matura di Molière (1622 - 1673), quella degli anni, dal 1658 in poi, in cui dirige la Troupe de Monsieur, frère unique du Roi. Il testo è sagomato sullAnphitruo (metà del III secolo a.C.) di Tito Maccio Plauto (250 a.C. - 184 a.C.), così come aveva era avvenuto per Lavaro (1667), che prendeva spunto dallAulularia dello stesso autore. In entrambi i casi la trama è ripresa con poche varianti, ma con uno stile del tutto particolare. In questo caso la storia è quella della fregola, una delle tante, di Giove per la bella Alcmena, moglie del generale Anfitrione. Per soddisfare le sue voglie, il Dio Supremo assume laspetto del militare e si presenta alla donna dicendo di essere ritornato anzitempo dalla guerra.
Solo che anche il legittimo marito ritorna a casa prima del previsto. Da qui un bel po di equivoci con amara risoluzione finale alla luce del motto che ogni capriccio del Dio Supremo non costituisce adulterio, ma onore della divinità ai mortali. Antonio Zavatteri, regista e interprete, propone una versione di questo testo in linea con lo stile di un teatro giovane, segnato da una scene quasi spoglie, recitazione accurata anche se la sera della prima ci sono stati alcuni inciampi e gusto per la farsa che non degenera in comicità grossolana. In questo caso una nota di merito vanno agli attori che interpretano Anfitrione e Giove: Rosario Lisma e Alberto Giusta. Davvero perfetti.
valutazione: 1 2 3 4 5
Testo: Jean-Baptiste Poquelin detto Moliére (1622 - 1673); versione italiana: Patrizia Cavalli; regia: Antonio Zavatteri; scene e costumi: Laura Benzi; luci: Sandro Sussi; interpreti: Andrea di Casa, Fiammetta Bellone, Antonio Zavatteri, Alberto Giusta, Mariella Speranza, Rosario Lisma, Maurizio Lastrico.