Alfredo Arias, parigino dorigine argentina, ha sempre avuto una particolare predilezione per il teatro en travesti, levocazione del varietà, la fusione fra dramma e commedia. Un gusto profuso anche nelle numerose regie liriche che ha curato per l'Opéra Bastille e altri grandi teatri francesi. Con Conchita Bonita si rivolge, invece, alla più classica fra le tradizioni del music hall costruendo una storia quasi interamente affidata a musica e canzoni. La flebile trama vede il calciatore Pablo trasferirsi a Parigi, mutare sesso e diventare una della vedette del mondo del variété.
E una situazione ormai consolidata segnata dal successo una piccola corte formata da un parrucchiere stilista e un amante tuttofare, e che sarà messa in crisi dallarrivo, dallArgentina, di unex-amante fidanzata con tanto di figlia al seguito. La diva, preda di rimorsi per la scoperta paternità, progetta di ritirarsi e riconquistare gli antichi panni, sennonché sarà proprio la ragazzina a farsi affascinare dallatmosfera bohémienne e scoprire che tutte le vie dellamore sono lecite e che non vi è differenza fra relazioni etero e omosessuali. E uno spettacolo coloratissimo ed esagerato, così come è consuetudine di questo artista, e sta, forse, proprio in questo una certa insoddisfazione per il risultato complessivo; nel senso che ladattamento in italiano, artefici Vincenzo Cerami e Nicola Piovani, si sposa male con la fantasia esuberante dei costumi e della recitazione, dando vita ad una proposta dallandamento squilibrato e a singhiozzo.
valutazione: 1 2 3 4 5
Testo: Alfredo Arias, René de Ceccatty; versione italiana: Vincenzo Cerami, Nicola Piovani; regia: Alfredo Arias; musica: Nicola Piovani; scenografie: Francesco Bancheri; costumi: Françoise Tournafond; luci: Raffaele Perin; trucco e parrucche: Jean-Luc Don Vito; interpreti: Gennaro Cannavacciuolo, Mauro Gioia, Antonio Interlandi, Sibilla Malara, Alejandra Radano, Sandra Rumolino, Gabriella Zanchi, orchestra Aracoeli, pianista e direttore Enrico Arias.