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Inviato da Umberto Rossi
28 Marzo, 2007
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Il teatro di Giordano Bruno (1548 -1600) è profondamente legato al suo essere filosofo anticipatore, tanto che appare quasi impossibile metterlo in scena oggi. I dialoghi e la struttura del racconto sono talmente legati al dibattito morale e religioso da apparire più come un testo da leggere che non come un copione da rappresentare. Per questo il lavoro di Antonio Latella ha dello straordinario, per la capacità di essere riuscito a mettere in scena La cena delle Ceneri (Londra, 1584) come una tragedia moderna. Lo ha fatto scartando ogni tentazione filologica o realistica in favore di una lettura in cui un linguaggio arcaicamente connotato si mescola ad unimpostazione davanguardia.
Quattro attori vestiti di nero recitano con i piedi immersi nellacqua, simbolo della vita e della fluidità del mondo, muovendosi come mini ed indossando costumi fantasiosi che sintetizzano i segni del potere, della baronia universitaria, dellumana curiosità, della ricerca. In questo modo - parlando di Copernico, di Dio come presenza costante nella natura, di matematica e di scienza si sviluppa un discorso a contrasto fra le ragioni dellimmobilismo e del potere verso quelle della curiosità e della ricerca. La bellissima immagine in prefinale - con il Nolano, come era chiamato Giordano Bruno - incatenato che si avvia al rogo (sarà bruciato in Campo dei fiori il 17 febbraio del 1600) ha la forza di una perorazione modernissima contro i bavagli allintelligenza. E un atto forte il cui obiettivo potrebbero anche essere le ossessioni antirelativistiche di cui oggi sono preda le alte gerarchie della chiesa cattolica e che rischiano di farci precipitare in una guerra oscurantista del tutto simile a quella che costò la vita a questo grande pensatore.
valutazione: 1 2 3 4 5
Testo: Giordano Bruno (1548 1600); libero adattamento: Federico Bellini; regia: Antonio Latella; costumi: Emanuele Pischedda; suono: Franco Visioli; luci: Giorgio Cervesi Ripa; interpreti: Danilo Nigrelli - Marco Foschi - Fabio Pasquini - Annibale Pavone.