Henrik Ibsen (1828 – 1906) scrisse Bygmester Solness (Il costruttore Solness) nel 1892. Il copione è il quartultimo nella produzione del drammaturgo e rientra nelle opere di solito definite di teatro sociale.
Il personaggio del titolo è un imprenditore spietato e cinico che, con l’avanzare dell’età, inizia a prendere coscienza del suo essere reale. Ossessionato dalla vecchiaia, eccessivamente sensibile al sesso (caratteristica in comune con il suo autore che stato particolarmente precoce in questo campo) delinea una figura che va oltre al tempo del suo autore. Umberto Orsini affronta questo personaggio dando un particolare rilievo all’aspetto di un anziano ossessionato dalla concorrenza della gioventù e geloso delle opportunità che considera perse per sempre. Dal suo passato emergono, seppur a fatica, sia le promesse non mantenute sia il rimorso per gli atti da cui è nata la sua fortuna. Fa parte delle prime l’immagine della giovane a cui aveva fatto intravvedere, addirittura, un regno e che ora emerge, inaspettata, per reclamare ciò quanto le era stato promesso. Appartengono ai secondi il ricordo delle ceneri della casa di famiglia della moglie che lui ha derubato di ogni possibile felicità futura. Due ricordi che ben definiscono la figura di un personaggio avviato sulla strada di un’esistenza dal bilancio decisamente negativo.