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Un po' dopo il piombo (ce n'est qu'un debut) ·· Un po' dopo il piombo (ce n'est qu'un debut) ·· Hot

Un po' dopo il piombo (ce n'est qu'un debut) ··

Image Giangilberto Monti è un cantautore di scuola milanese che lavora sulla sottile linea che separa canzone e teatro. Come Giorgio Gaber, ad esempio, propone recital che hanno l’ambizione di essere spettacoli a tutto tondo. Ne è la prova questo Un po’ dopo il piombo (Ce n’est qu’un début) in cui s’immagina un cantante cinquantenne che presenta il suo ultimo disco in una radio privata continuamente contraddetto da una giovane giornalista che dovrebbe intervistarlo, ma che lo trascina in uno scontro generazionale e politico. La discussione ha per oggetto la storia d’amore fra Renato Curcio e Mara Cagol. Mentre l’artista tenta di rivendicare la sua autonomia dalla Storia, dando voce ad una vicenda sentimentale senza precisi riferimenti alla cronaca, la giornalista gli ricorda i crimini, gli omicidi e il sangue che è scaturito dalle gesta dei discepoli del fondatore de Le Brigate Rosse.

E’ un conflitto fra sentimenti e memoria, fra individualità e cronaca. Diciamo subito che il risultato, anche a livello canoro, lascia molti dubbi e fa trasparire una confusione che non permette di capire bene quale sia la posizione dell’autore. Se, da un lato, si sfiora la comprensione per le ragioni ideali degli assassini, dall’altro non ci si nasconde l’enormità dei crimini di cui si sono macchiati. La proposta appare in bilico fra la nostalgia per un passato ricco d’ideali, ma sfociato nel sangue, e un presente meschino in cui persino i leader rivoluzionari di ieri entrano nel sistema pubblicando libri e scrivendo articoli. Una piccola delusione per chi ricorda con grande piacere la felice veemenza poetica dell’aedo de La banda Bonnot. Forse la  vicinanza a fatti e sentimenti ha giocato un brutto scherzo a Giangilberto Monti. In scena c’è anche Roberta Mandelli, ma ha un ruolo che appare di pura spalla.

valutazione: 2 3  4 5

Regia: Annig Raimondi; canzoni: Giangilberto Monti, Ubi Molinari; speaker: Marino Campanaro, Vladimir Todisco Grande; tracce sonore: Massimo Faggioni, Gigi Folino; luci: Fulvio Michelazzi; interpreti: Giangilberto Monti, Roberta Mandelli.

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