Sir Terence Rattigan (1911 – 1977), sceneggiatore e teatrante di successo, scrisse The Deep Blue Sea (Il profondo mare azzurro) nel 1952, un copione che molti critici considerano l’ultimo esempio di teatro britannico classico prima dell’avvento dei Giovani arrabbiati (Angry Young Men – John Osborne, Harold Pinter, John Braine, e Alan Sillitoe) che mutarono profondamente la scena inglese.
Luca Zingaretti, in veste di regista, ha diretto sua moglie, Luisa Ranieri in una versione di The Deep Blue Sea fedele al testo originale e per questo apprezzabile soprattutto come esempio del teatro di un tempo. L’azione si svolge durante un’intera giornata e parte dal tentativo di suicidio di una donna che, come è scritto nella presentazione dello spettacolo, ha lasciato il marito, un ricco e potente giudice, per un giovane pilota alcolizzato. La relazione, inizialmente appassionata e sensuale, è in crisi. Le difficoltà economiche, le differenze di età e classe hanno rovinato il rapporto. Nel finale la protagonista ritroverà la forza per superare l’abbandono e, forse, farsi una nuova vita. Il pregio maggiore di questo testo è nella descrizione di un rapporto che ondeggia fra la disperazione e riconquista della stima per sé stessi. Il drammaturgo era omosessuale e soffrì molto la morte del compagno, tanto che questo testo è stato letto da molti come una sorta di elaborazione del lutto per la scomparsa dell’amante. Visto oggi il copione mostra più le rughe marcate dallo scorrere del temo che non i pregi che vi ci si scorsero all’epoca. In definitiva la testimonianza di una forma di teatro oggi ascrivibile più all’archeologia che all’attualità.