L'anima buona del Sezuan (Der Gute Mensch von Sezuan) e un testo teatrale che Bertolt Brecht (1898 –1956) scrisse tra il 1938 ed il 1940, parte in Danimarca, parte in Svezia ove l’autore viveva in esilio per sfuggire alle persecuzioni della polizia nazista (Adolf Hitler, 1889 –1945 era diventato cancelliere del Reich il 2 agosto 1934).
Il testo racconta delll’ex prostituta Shen Te, unica anima buona del Sezuan (regione immaginaria sotto il cui none il drammaturgo cela la provincia cinese del Sichuan), ma viene spolpata economicamente dai numerosi poveri che abitano il paese, sino a perdere tutto ciò che ha. Si rifarà solo quando, mutata veste e nascosta sotto i panni maschili dell’immaginario cugino Shui Ta, ritornerà a rispettare le logiche di sfruttamento capitalista e a costruire un’azienda ricca e prospera. Elena Bucci e Marco Sgrosso, allievi di Leo De Bernardinis (1940 -2008), propongono una versione di questo testo molto rispettosa delle indicazioni di Bertolt Brecht a iniziare dalle maschere indossate dagli attori per quasi tutta la durata dello spettacolo. Dopo che di quest’autore si erano quasi perse le tracce, stando ai programmi dei maggiori teatri italiani, fa piacere che uno di essi, il Centro Teatrale Bresciano, lo rimetta in scena con uno spettacolo filologicamente preciso a iniziare dalla sua attualità, attualità costruita senza alcuna modernizzazione cervellotica, ma facendo leva sulla semplice osservazione della realtà che, ieri come oggi, si basa sullo sfruttamento feroce di chi lavora.