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YORICK [RELOADED] YORICK [RELOADED] Hot

YORICK [RELOADED]

Cast, Crew, Infos - Teatro

Titolo originale
YORICK [RELOADED]
Autore
Simone Perinelli
Interpreti
Simone Perinelli
Scene
Fabio Giommarelli
Musica
Massimiliano Setti, al violoncello Luca Tilli
Luci
Fabio Giommarelli
Compagnia
LEVIEDELFOOL, Fondazione Teatro della Toscana (coproduttore della prima versione dello spettacolo) con il sostegno di Pilar Ternera / Nuovo Teatro delle Commedie e ALDES / SPAM!

Avendo come spunto iniziale l’Amleto di William Shakespeare, lo spettacolo ideato, scritto, interpretato e diretto da Simone Perinelli diviene opera a sé stante in cui vengono utilizzati riferimenti, voci di cui immaginiamo l’appartenenza, una costruzione drammaturgica che porta avanti riferimenti precisi al disagio, soprattutto di chi dalla società etichettato quale matto: a deciderlo medici di cui nessuno mette in discussione la diagnosi.

Yorik rappresenta la pazzia ma anche la capacità di vedere verità che agli altri possono sfuggire, un testimone di un mondo che lo sovrasta – è morto da 23 anni – di cui gli giungono parole, rumori, suoni. La realizzazione di questo complesso progetto è della compagnia romana LEVIEDELFOOL fondata nel 2010 dallo stesso Perinelli assieme ad Isabella Rotolo che in questo caso risulta essere organizzatrice ed aiuto regista: in realtà, tutto quanto nasce sotto questo marchio, considerato di alta qualità artistica, è opera di entrambi. Le vie del fool (la traduzione italiana della parola dovrebbe essere pazzia, ma viene utilizzata anche nell’accezione di Buffone) rende chiaro l’interesse per un personaggio che mai si vede nell’opera del drammaturgo inglese ma la cui presenza attraverso un’assenza solo fisica tangibile anche nei dialoghi di Amleto. Dice Perinelli che Il fool è ognuno e nessuno, è una proiezione collettiva e uno strumento d’autocomprensione. Ottiene dal sovrano la licenza di non essere più sé stesso, ma di riprodurre in sé la follia del sistema politico-sociale del quale, in quanto fool, non fa più parte. Proprio entrando in scena, ancora prima di parlare, il costume del fool ci racconta che esiste una possibilità: la simmetria dell’asimmetrico e in un modo o nell’altro mette ordine al disordine e riesce persino a nominare quell’assurdo. È importante, prima di assistere allo spettacolo, di approfondire questa tematica, vera chiave di lettura per il monologo di 70 minuti in cui molto viene lasciato a collegamenti non sempre semplici da carpire. Ogni cosa di un testo apparentemente ‘libero’ è in realtà scritto in maniera perfetta e deve essere recitato con lo stesso tono pensato durante la scrittura, i suoni devono rotolare addosso come macigni con precisione svizzera, le musiche devono creare la giusta tensione, le luci donare panico con un’orchestrazione tra le varie componenti in cui nulla, proprio nulla, è lasciato al caso. La scelta di utilizzare il suono martellante di un violoncello che accompagna tutto lo sviluppo narrativo nasce dalla sensibilità (ma anche dalla incredibile preparazione tecnica) di Perinelli noto a vent’anni come ottimo chitarrista, che studiava musica otto ore al giorno e suonava con varie band. Credo che tutto sia iniziato lì, con i primi struggimenti e i primi dilemmi che, poi, mi hanno portato a quel corto circuito che è stato l’incontro con il Teatro. Suonare o eseguire musica non mi bastava. Io volevo comporre e suonare la mia musica. Per lui la musica è importante come la parola, il gesto, il canto (ottimo verso l’inizio un brano da lui eseguito con sonorità Rap): nessuna di queste potrebbe vivere senza l’altra e l’insieme da lui così bene coordinato ne è la prova. Danza, si muove nel nulla con leggerezza creando coreografie fatte di linee immaginarie che lui percorre con bravura, accenna numeri da giocoliere (il buffone Yorick probabilmente alla Corte faceva quello), cerca di raggiungere microfoni che scendono dall’alto nel tentativo di farsi sentire da chi è in superficie. Anche questi movimenti scenici appaiono efficaci, come il cambio di cappello o parrucca che dona al personaggio molte sfaccettature, l’inserimento di giochi intellettuali (la perturbazione che colpisce aereo sui cieli della Danimarca), l’attesa di marinai che mai giungeranno. Scenografia apparentemente scarna ma davvero ben ideata e realizzata, effetti sonori capaci di sottolineare i vari momenti narrativi, luci che divengono protagoniste di molte emozioni, il BUIO da cui appaiono nuove scene, forse nuovi fantasmi.

 

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YORICK [RELOADED]
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opinioni autore

 
YORICK [RELOADED] 2020-02-01 17:38:38 Umberto Rossi
Giudizio complessivo 
 
8.0
Opinione inserita da Umberto Rossi    01 Febbraio, 2020
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