Il premio Nobel tedesco Heinrich Böll (1917 – 1985) scrisse L’onore perduto di Katharina Blum (Die verlorene Ehre der Katharina Blum) nel 1974 prendendo spunto dal modo in cui i giornali del gruppo Springer, in particolare il Bild, affrontarono il tema del terrorismo, all’epoca di grande attualità.
Quotidiani e periodici cavalcavano un approccio scandalistico anche a costo di rovinate la vita di persone oneste. Tale è la governate Katarina Blum che ha sempre condotto una vita irreprensibile e la cui unica colpa è di essersi innamorata di un sospetto rapinatore e terrorista e poco conta se, alla fine, l’uomo sarò assolto da ogni colpa. Mescolando abilmente verità e menzogne i giornali, meglio un giornale, ha fatto della donna un mostro su cui scagliare l’indignazione della gente per bene. A questo punto Katharina decide di uccidere il responsabile di tanto scempio. È la denuncia di una macchina del fango che, anni dopo nel nostro paese conoscerà punte ancora maggiori. Una storia, diventata film nel 1975 per la regia di Margarethe von Trotta e Volker Schlöndorff, che attinge largamente dalla cronaca e che Franco Però ha portato sul palcoscenico come ammonimento e in collegamento a quanto capitato alle nostre latitudini. Detto questo per segnalare il lato positivo dell’operazione c’è da lamentare il mancato approfondimento del problema. Non si risponde, ad esempio, alla domanda di come sia stato possibile che un gran numero di lettori abbia premiato il cumulo di menzogne messe in pagina dalla pubblicazione scandalistica. Questo sia ieri che oggi. Una ricca scenografia accompagna la messa in scena e ne giustifica la collaborazione fra ben tre teatri stabili.