Rosencrantz e Guildenstern sono i nomi che William Shakespeare attribuisce ai due compagni di studi di Amleto a cui il re di Danimarca affida il principe triste affinché lo consegni al Re d’Inghilterra che lo metta a morte.
La storia si sviluppa, poi, in favore del principe che scopre la trama e riesce a mandare al patibolo i due scomodi accompagnatori. Nel 1966 il drammaturgo americano Tom Stoppard immaginò di mettere questi due personaggi, considerati figure minori del grande dramma shakespeariano, al centro di un suo testo ruotante, nella sostanza, sulla disgrazia che coinvolge gli umani quando si misurano, forzatamente, con i desideri dei potenti. Ne è nato uno spettacolo per la regia di Marco Sciaccaluga, che ha adottato questo copione per il master della scuola di recitazione del Teatro Stabile. È un canovaccio denso d’ironia e dramma in cui di personaggi del titolo finiscono stritolati tra l’astuzia di Amleto e la brama di potere dello zio. È una proposta di grande effetto che mescola in maniera funzionale il dramma all’ironia, anche grazie al ricorso, come già era avvenuto ne La favola del Principe Amleto, alle maschere inventate da Benno Besson per l’incontro con l’Amleto. In questo modo l’atmosfera drammatica si stempera in un clima quasi giocoso in cui la duplice esecuzione arriva a sugellate la vicenda. In questo la bravura del regista si salda con quella dei giovani attori che rendono viva e palpitante una storia vista decine di volte, ma mai tanto attuale e vera.