Definire Marco Cavallaro in poche parole è pressoché impossibile. Attore di teatro tradizionale, drammaturgo, cabarettista, autore di testi anche per colleghi, produttore, regista, scrittore di narrativa, sceneggiatore cinematografico per il Corto In amore (2006) di Andrea Menghini, doppiatore, interprete in televisione tra l’altro di 8 episodi del Ispettore Montalbano.
Siciliano, ha una grande passione per il mondo dello spettacolo e soprattutto per il teatro; 11 anni dal suo ultimo passaggio teatrale a Genova. Ha una sua compagnia con cui porta in giro le tante pièce da lui scritte ma non disdegna nemmeno di lavorare sotto padrone, il 17 e 18 aprile sarà al Politeama Genovese con Se devi dire una bugia dilla grossa assieme ad Antonio Catania, Gianluca Ramazzotti, Paola Quattrini e Ninì Salerno. Quando non ha da proporre testi teatrali, si ritaglia delle serate da one man show in cui, forse, esprime il meglio di sé stesso. Così, quantomeno, è sembrato al Teatro Garage, dove si è esibito in una performance di oltre due ore in cui ha coinvolto il pubblico, ha fatto ridere ma, soprattutto, fatto pensare. Con l’aiuto di filmati che raccontavano in immagini quello che lui diceva o lo anticipavano, con foto che illustravano fatti curiosi, Cavallaro ha dimostrato che la Commedia dell’Arte esiste e, grazie a personaggi come lui, può essere più interessante che spettacoli in cui tutto è scritto, detto e ridetto. Ha dato al pubblico la possibilità di scegliere tra 12 argomenti differenti e quello più gettonato (termine corretto perché ognuno dei presenti aveva un gettone da inserire nella scatola dove era segnato quanto a lui più gradito) lo ha sviluppato basandosi su di uno scarno canovaccio che di volta in volta implementava, tenendo presenti le reazioni del pubblico. Il suo monologo ha caratteristiche anche da cabaret, ma non quel insieme di battute che spesso identificano questo tipo di spettacolo. La base della sua performance era teatrale e la creazione dei video che passavano alle sue spalle non è sicuramente dozzinale: tutto molto ben documentato e le tante battute spesso lasciavano spazio a temi ben sviluppati quali emigrazione, guerre, degrado. Detto così, potrebbe apparire simile come argomenti a quanto già proposto da altri artisti, ma è il modo di trattarli che ne fa davvero uno spettacolo degno di essere visto. Scherzosamente, nelle sue note biografiche cita tanti illustri colleghi con cui NON ha lavorato, essendo siciliano gioca sul qualunquismo che lega l’Isola a certo malcostume tipo tangenti e raccomandazioni che possono essere utili, spesso indispensabili, ma questa modestia, questa ironia su sé stesso è contrastante col percorso artistico che il quarantatreenne di Giarre ha fatto. Oltre 60 spettacoli messi in scena da lui, una quarantina di testi di Cechov, Aristofane, De Filippo, Rosso di San Secondo dove era tra gli interpreti. Ha partecipato a un musical realizzato da Tony Cucchiara. Attore-autore atipico passa senza problemi dal teatro al cabaret più raffinato. Ha dichiarato: la categoria degli attori, nonostante io ne faccia parte, è odiosa. Non ha siti che parlano della sua attività teatrale ma come scrittore non si fa mancare neppure un blog personale. Cavallaro è un esempio di attore moderno. Dice che nella vita occorre costanza, bisogna crederci e a chi vuol intraprendere il suo lavoro consiglia di studiare in maniera seria senza mai smettere anche quando già si lavora. Il suo motto è essere preparati e mai cedere, ma anche non prendersi troppo sul serio, perché tutto è una Magnifica Illusione.