Difficile riuscire a trovare nuove chiavi di lettura per una commedia che ha avuto innumerevoli messe in scena, e Massimo Chiesa, perno della THE KITCHEN COMPANY e suo regista stabile, non cerca di stupire ma, piuttosto, di fare rivivere la magia creata da Feydeau oltre 130 anni orsono. Con il suo intervento dà maggiore importanza al rapporto tra spettatori ed interpreti, creando una complicità che rende ancora più diretta ed irrefrenabile la risata.
Per ogni personaggio crea caratterizzazioni vincenti, nei dialoghi aggiunge e toglie quel poco indispensabile per rendere ancora più scorrevole e attuale quanto accade sul palcoscenico. Chiesa ha puntato molto sulla fisicità dei movimenti a tratti turbinosi, che creano veloci spostamenti di attenzione su di uno o su di un altro personaggio, con scenografia che supporta i giochi dei ruoli, i piccoli o grandi colpi di scena, l’equivoco o la situazione gestita al limite della rottura tra le varie coppie. Il titolo italiano di un bellissimo film di François Truffaut, Non drammatizziamo… è solo questione di corna!, può dare la chiave di lettura di questo gioco teatrale pieno di divertimento, che fa quasi passare in secondo piano la satira sociale, pure è elemento importante di un po’ tutta la produzione del drammaturgo francese. Il vaudeville si svolge a Parigi e narra le disavventure di Moulineaux, un dottore libertino e festaiolo fresco di matrimonio che tradisce la moglie intrattenendo rapporti intimi con le sue pazienti. Per evitare di essere scoperto affitta un appartamento per riuscire a incontrare la sua amante favorita del momento. È un vecchio atelier di moda e questo lo costringerà – per evitare di essere scoperto - a fingere di essere anche un sarto per signora. Da quel momento è al centro di molteplici malintesi che lo portano quasi a crollare psicologicamente. La scelta degli interpreti è assolutamente vincente, con attori che vivono dall’interno i loro personaggi. Tra tutti, da citare il medico Nicola Nicchi travolto dall’evolversi incontrollabile delle sue menzogne, il suo paziente ficcanaso Marco Zanutto, il troppo sensibile cameriere Mauro D’Amico. Sarto per signora è una delle farse più famose di Georges Feydeau, rappresentata per la prima volta nel 1886: con la sua comicità fatta di equivoci continua a conquistare e divertire il pubblico. Scritto quando aveva 24 anni, è tuttora molto rappresentato da compagnie di tutto il mondo. Il protagonista ha punti di contatto con lui e la sua vita: Feydeau era un libertino, viveva di eccessi, cambiava spesso compagnia femminile ed è stato uno dei protagonisti della Belle Epoque. La differenza tra i due è nel destino finale: Moulineaux riesce a fare riavvicinare le coppie – compreso la sua - che rischiavano di naufragare, mentre il commediografo muore in una clinica psichiatrica, dove era stato ricoverato a causa di una grave malattia mentale contratta in conseguenza della sifilide.