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La classe operaia va in paradiso La classe operaia va in paradiso Hot

La classe operaia va in paradiso

Cast, Crew, Infos - Teatro

Titolo originale
La classe operaia va in paradiso
Autore
Paolo di Paolo dalla sceneggiatura di Elio Petri e Ugo Pirro dell’omonimo film di Elio Petri (1971).
Interpreti
Lino Guanciale, Donatella Allegro, Nicola Bortolotti, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Diana Manea, Eugenio Papalia, Franca Penone, Simone Tangolo, Filippo Zattini.
Scene
Guia Buzzi
Musica
Filippo Zattini
Luci
Vincenzo Bonaffini
Compagnia
Emilia Romagna Teatro Fondazione

La rappresentazione inizia con una donna che avanza recitando un passo delle Opere e i giorni di Esiodo e dice, tra l’altro, “Lavorare non è vergogna, non lavorare è vergogna. Se ti metti all’opera, subito ti emulerà l’ozioso, poiché ti arricchisci: della ricchezza prestigio e successo sono compagni”.

Ben presto, nell’elaborazione del film La classe operaia va in paradiso (1971) di Elio Petri lo scrittore Paolo di Paolo conferma esattamente l’opposto: Lulù Massa si impegna moltissimo e in questa maniera danneggia i suoi compagni di lavoro; è un cottimista che trova pochi consensi, quando c’è da fare una scelta sindacale lui propende per i padroni presentandosi come convinto crumiro. Il lavoro teatrale non è una trasposizione della pellicola ma un po’ la storia della sua realizzazione. Personaggi di riferimento sono Ugo Pirro ed Elio Petri che discutono continuamente su come realizzare il film e mai si trovano d’accordo. L’opera di Petri aveva ottenuto maggiore successo all’estero (tra l’altro, vincendo a Cannes la Palma d’oro) che non in Italia, perché probabilmente era fin troppo innovativo e la sua denuncia era considerata, a seconda di chi la giudicava, fazioso o inefficace o troppo confusionario. Il regista non a caso aveva dichiarato che “Con il mio film sono stati polemici tutti, sindacalisti, studenti di sinistra, intellettuali, dirigenti comunisti, maoisti. Ciascuno avrebbe voluto un'opera che sostenesse le proprie ragioni: invece questo è un film sulla classe operaia”. Stesso discorso su certo dissenso potrebbe essere riferito a questa drammatizzazione in cui poco spazio è lasciato alla ‘redenzione’ di Lulù, in cui le catene di riempimento degli scatoloni di Amazon all’inizio sostituiscono le catene di montaggio legate alla metallurgia. Oltretutto, l’aggiunta di una quarantina di minuti alla lunghezza originaria (che al cinema già superava le due ore) ha tolto un po’ di ritmo e ha creato puntualizzazioni che non fanno bene al pur valido lavoro fatto da Paolo di Paolo dopo avere avuto l’incarico della scrittura da parte di Lino Guanciale e del regista Claudio Longhi. I due dal 2004 hanno dato vita ad un sodalizio artistico molto fertile che ha portato l’attore ad essere presente in moltissimi suoi lavori; non solo, collabora anche ai progetti teatrali e alle attività di formazione del pubblico e di didattica teatrale nelle scuole e per l’Università. Come regista e quale interprete hanno lavorato col poeta genovese Edoardo Sanguineti realizzando la prima messa in scena italiana integrale del suo testo Storie naturali (2006). Questo non è il migliore lavoro che hanno realizzato, Azzeccata la scelta di mantenere l’annuncio che ogni mattina veniva diffuso dagli altoparlanti e che riempievano il silenzio della fabbrica: “Lavoratori, buongiorno. La direzione aziendale vi augura buon lavoro. Nel vostro interesse, trattate la macchina che vi è stata affidata con amore. Badate alla sua manutenzione. Le misure di sicurezza suggerite dall'azienda garantiscono la vostra incolumità. La vostra salute dipende dal vostro rapporto con la macchina. Rispettate le sue esigenze, e non dimenticate che macchina più attenzione uguale produzione. Buon lavoro.” Questa pillola di saggezza farisea si scontra con la realtà che un brutto giorno vive Lulù, quando per un incidente – probabilmente dovuto all’inumano ritmo di lavoro – perde in un incidente la falange di un dito; lui minimizza ma sindacati e gli altri lavoratori decidono di fare una lotta contro i Padroni. Da quel momento prende coscienza di una realtà che mai aveva considerato, diviene intransigente contestatore del sistema, forse perde anche un po’ di lucidità soprattutto quando viene licenziato. Ridotta come lunghezza e importanza confronto al film, porta forse un po’ troppo semplicisticamente al finale. E qui riappare l’anima cinematografica del lavoro, con la ricostruzione di una proiezione pubblica con un acceso dibattito che dimostra ancora una volta che l’opera di Petri era perfetta per fare scontrare idee dissimili. Meritevole di encomio la scenografia di Guia Buzzi che si trasforma in pochi secondi in varie realtà ed ottimo appoggio anche per i video di Riccardo Frati che uniscono documenti storici e sequenze d’oggi in un turbinio di immagini e di emozioni.

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opinioni autore

 
La classe operaia va in paradiso 2019-04-30 08:34:43 Umberto Rossi
Giudizio complessivo 
 
7.0
Opinione inserita da Umberto Rossi    30 Aprile, 2019
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