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Inviato da Umberto Rossi
03 Marzo, 2007
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La chimera di Sebastiano Vassalli, premio Strega 1990, è ambientato nella bassa novarese fra il 1590 e il 1610. Qui una giovane orfana, indipendente e molto bella, è sospettata di stregoneria, arrestata, torturata e bruciata viva usando le legna tratta da un castagno sotto le cui fronde si sarebbero svolti i sabba fra il Demonio e la donna. Laura Sicignano ha affidato alla brava Ilaria Pardini una riduzione adattamento, La strega, di questo libro. Il primo pregio dello spettacolo è individuabile in una struttura scenografica semplice, ma raffinatissima. Lattrice, vestita con toni di colore che rimandano alla pittura caravaggesca, si muove su un palcoscenico arredato con pochissimi oggetti di scena: molte mele, alcune candele, qualche stocco metallico usato per accendere i ceri o infilzare i frutti.
E' un quadro armonico e raffinato che contrasta, volutamente, con la violenza del martirio della donna e con la volgarità che la circonda. Lo spettacolo, lungi dal rappresentare lennesima perorazione contro le violenze inflitte allaltra parte del cielo, sviluppa un racconto armonico e un discorso coerente sul conflitto fra libertà e oppressione, fra esplosione della fantasia e bigottismo repressivo. Con grande abilità la regista e lattrice riescono a suggerire, anche nei momenti più drammatici, le complesse ragioni che stanno sotto lapparenza. Emergono, così, gli scontri di potere che spingono vescovi e religiosi, in accordo o contrapposizione gli uni con gli altri, a manovrare i contadini per rafforzare il proprio potere. In questo la lettura registica supera la denuncia doverosa, ma un po generica, per farsi analisi precisa di un panorama, apparentemente lontano nel tempo, in realtà attualissimo.