Stampa
PDF
 

Eumenidi ···· Eumenidi ···· Hot

Eumenidi ····

Image Eumenidi è il terzo capitolo dell’Orestea d’Eschilo (525 a.C.456 a.C.), un insieme di testi che inizia (Agamennone) con il ritorno in patria del re d’Argo, dopo la Guerra di Troia, e la sua uccisione da parte della moglie Clitennestra, aiutata dall’amante Egisto. La seconda tragedia (Coefore) ruota attorno alla vedetta d’Oreste, figlio del re ucciso, nei confronti della madre e dell’amante. La terza parte (Eumenidi ) mette in scena la fuga d’Oreste, inseguito dalle Erinni, le dee della vendetta, e il suo arrivo ad Atene ove è sottoposto ad un tribunale (Areopago) composto di dodici cittadini e in cui due dei Apollo e Atena, hanno funzione di garanzia e difesa dell’imputato. Il verdetto sarà pari, per questo il voto della dea, protettrice della città, sarà decisivo e manderà assolto il matricida, mentre le Erinni, finalmente placate, si trasformeranno in dee e diventeranno Eumenidi

Molti hanno letto in questa trilogia un inno alla nascita di una prima forma di giustizia civile contro quella tribale. Vincenzo Pirrotta, regista e interprete, è partito dalla traduzione dell’Orestea fatta, nel 1960, da Pier Paolo Pasolini per costruire uno spettacolo bello e spiazzante. La scena si riduce ad un grande cubo trasparente, al centro del palcoscenico, attorno e dentro del quale si svolgono tutte le azioni. Il testo è detto in siciliano, più o meno stretto, da dei attori che agiscono a torno nudo, alternando violenta a riflessione. C’è in questa scelta sia il ricordo della biografia d’Eschilo, che morì esule a Gela, sia un’intelligente e forte attualizzazione dello spirito della tragedia. Non a caso il finale, sorprendente e poderoso, vede i cittadini – giurati mercanteggiare il verdetto per convenienza. In questo lo spirito profondo del testo anziché celebrare la nascita della giustizia, ne sancisce la morte. Una svolta pessimista e realista di grande impegno, che rende ancor più simbolica la violenza verbale che segna l’intera rappresentazione, facendone una struggente metafora di un mondo che non procede dalla barbarie all’ordine, ma precipita dall’ordine nella barbarie.
valutazione: 1 2 3 4 5

Testo: Eschilo (525 a.C.456 a.C.), traduzione: Pier Paolo Pasolini; regia: Vincenzo Pirrotta con la collaborazione di Pasquale De Cristofaro; scenografia: Pasquale De Cristofaro; musiche: Ramberto Ciammarughi; luci: Mario Mambro; interpreti: Vincenzo Pirrotta, Giovanni Calcagno, Salvatore Ragusa, Marcello Montalto; contralto: Maurizio Rippa; percussioni: Emanuele Esposito, Gianni Maestrucci; chitarra: Angelo Lazzeri. 

Recensione Utenti

Nessuna opinione inserita ancora. Scrivi tu la prima!

Voti (il piu' alto e' il migliore)
Giudizio complessivo*
Commenti
    Per favore inserisci il codice di sicurezza.
 
 
Powered by JReviews