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Il cielo non è un fondale Il cielo non è un fondale Hot

Il cielo non è un fondale

Cast, Crew, Infos - Teatro

Titolo originale
Il cielo non è un fondale
Autore
Daria Deflorian, Antonio Tagliarini, Attilio Scarpellini (testo su Jack London ) (
Interpreti
Francesco Alberici, Daria Deflorian, Monica Demuru, Antonio Tagliarini.
Scene
Atelier du Théâtre de Vidy
Musica
Lucio Dalla, Mina, Georg Friedrich Händel, Lucio Battisti - la canzone La domenica è di Giovanni Truppi.
Luci
Gianni Staropoli con la collaborazione di Giulia Pastore.
Compagnia
Sardegna Teatro, Teatro Metastasio di Prato, Emilia Romagna Teatro Fondazione.

Il sipario è aperto, la scena è scarna con un fondale mobile e scuro che chiude le quinte. Sono già presenti gli attori Daria Deflorian e Antonio Tagliarini: interpreti, autori e registi, assieme avevano realizzato Rewind (2008) omaggio a Cafè Müller di Pina Bausch (forse la più amata coreografa tedesca del Novecento), il progetto Reality (2012) che prende spunto da I diari di una caslinga di Cracovia, Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni (2012) e Quando non so cosa fare cosa faccio (2015) questi sono i precedenti lavori fatti assieme, l’ultimo è Quasi niente (2018) liberamente ispirato al film Il deserto rosso (1964) di Michelangelo Antonioni.

Con la collaborazione artistica di Attilio Scarpellini (qui autore dell’intervento su Jack London), proseguono su di una strada difficile da definire, ma che può considerare tra i suoi motori la performance e certo cabaret in grado di coinvolgere il pubblico. Tra le tante cose, ne Il cielo non è un fondale si parla anche di temi di attualità, quale i problemi degli immigrati (quattro presenti nella storia) ma anche dell’amore, dei disagi, di temi comuni. Su ogni cosa vi è la capacità di coinvolgere, fare anche più volte sorridere, intrattenere con un tono colloquiale che alla fine conquista. I quattro personaggi, che si presentano come interpreti delle proprie vite raccontate in prima persona, non sono tra loro parenti, si conoscono, alcuni sono amici più o meno di vecchia data: questo permette loro di essere a conoscenza di momenti dell’altrui esistenza, creando un substrato su cui ogni frase aggiunta serve sempre più a delineare meglio la figura in quel momento centrica. È una performance di artisti in grado di offrirsi al pubblico in vesti differenti da quelli di tradizionali attori teatrali, che non si ‘nascondono’ dietro un testo importante. L’inizio, lo sviluppo, il finale senza vero finale hanno la freschezza di un gioco in cui sembra si possa ogni volta aggiungere o togliere qualcosa, un working in progress emotivo. Per dare una linea narrativa, sono usati alcuni brani famosissimi quasi sempre cantati (forse meglio dire interpretati in maniera teatrale) da Monica Demuru brava anche nella caratterizzazione di una homeless forse polacca e quale voce che legge annunci in un supermercato all’ora di chiusura. Gli autori si sono ispirati al modo di interpretare la scrittura da parte di Annie Ernaux che mette sempre sé stessa e la propria vita al centro dei propri libri. Sul palcoscenico c’erano quattro interpreti, parimenti impegnati nella performance, anzi, 5. Il quinto è un ingombrante calorifero di ghisa su cui Daria Deflorian si accoccola e che le serve per dare vita anche al monologo finale. L’unico incontro che avviene tra due persone è quello tra Daria e la barbona, questo perché l’attrice vede nell’altra le sue paure, praticamente si identifica in lei, diviene il suo alter ego, il suo peggiore incubo di disagio esistenziale: indispensabile fornire due interpreti per meglio fare vedere diversità e le tante somiglianze. Gli altri sono donati da un solo attore che si carica del peso di dare visibilità ad ambedue le figure, sé stesso e l’altro. Così conosciamo Alom venditore di rose settantenne che nel suo Pakistan era un generale, Mohamed il cuoco pakistano collega di Daria cameriera e uomo che dopo essersi fatto dare un passaggio in auto la malmena e poi deruba. Forse non era un vero immigrato, sicuramente è un emarginato come gli altri. Grazie alla buona costruzione, i novantacinque minuti della drammaturgia volano via veloci.

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opinioni autore

 
Il cielo non è un fondale 2019-03-23 17:05:58 Umberto Rossi
Giudizio complessivo 
 
7.0
Opinione inserita da Umberto Rossi    23 Marzo, 2019
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