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Bestie di scena Bestie di scena Hot

Bestie di scena

Cast, Crew, Infos - Teatro

Titolo originale
Bestie di scena
Autore
Emma Dante
Interpreti
Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Viola Carinci, Italia Carroccio, Davide Celona, Sabino Civilleri, Roberto Galbo, Carmine Maringola, Ivano Picciallo, Leonarda Saffi, Daniele Savarino, Stephanie Taillandier, Emilia Verginelli, Marta Zollet e con Daniela Macaluso, Gabriele Gugliara.
Scene
Emma Dante
Luci
Cristian Zucaro
Compagnia
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Atto Unico/ Compagnia Sud Costa Occidentale, Teatro Biondo di Palermo, Festival d’Avignon.

Emma Dante, per fornire una prima chiave di lettura, cita una frase tratta da I Giganti della montagna di Luigi Pirandello: Nessuno di noi è nel corpo che l’altro ci vede, ma nell’anima che parla chi sa da dove.

E’ abituata a da sempre a creare tensione, discussioni, stroncature, entusiastici plausi perché la sua drammaturgia vuole ogni volta di raccontare storie difficili e, come nel caso di Bestie di scena, utilizzando un linguaggio che può creare incomprensioni. Ma una volta che ci si lascia trascinare da questa straordinaria messa in scena, si è uniti agli artisti sul palcoscenico in un simbiotico rapporto di ricerca. Si entra nella performance non appena si mette piede in teatro, davanti al palcoscenico. Non esiste sipario, non sono presenti scenografie e, ben prima dell’orario di inizio, 13 ballerini/attori sono lì che sembra provino per lo spettacolo che dopo poco minuti inizierà. Pian piano, però, gli esercizi si trasformano in passi di danza per concludere questa parte preparatoria con una bellissima e corale tarantella: tutto senza l’ausilio di un supporto musicale. Si vorrebbe essere con loro per gioire di passi e di movimenti a noi tutti noti, di condividere il senso liberatorio che questa danza da sempre crea. E poi, con un’ulteriore coreografia, ma qui è un balletto di corpi che si liberano di inutili orpelli, uno o due per volta iniziano a spogliarsi per giungere, con mimata pudicizia che li porta goffamente a coprire le loro parti pudende, al nudo integrale. Persone di età varie, chi magrissima, chi grassa, chi acrobatico ballerino, chi piacevole anche quando ci dona alcune frasi che meglio raccontano quello che in quel momento succede. Non si sa mai quello che potrà accadere nel quadro successivo, si viene quasi scioccati dalle corse da una parte all’altra del palcoscenico fatte a perdifiato, con l’impressione che il centro di gravità di chi si esibisce sia pericolosamente insicuro. Non ce ne rendiamo conto, ma il mondo che vediamo inizia ad appartenerci; cominciamo ad essere non insensibili davanti a qualcosa che intellettualmente ed emotivamente ci può coinvolgere. La magia prosegue, si evolve verso sempre nuovi lidi, imprevedibili ma non per questo illogici. Con pochi e poveri elementi scenici quali secchi o taniche d’acqua, noccioline o asciugamani lanciati in aria che creano ulteriori momenti favolistici, scope che calano dall’alto e sembrano elementi di una coreografia perfetta; ogni momento si vive il piacevole sapore dell’improvvisazione. Tutto è scritto da Emma Dante, provato mille volte, interpretato sul palcoscenico da tempo, vissuto come un collettivo in cui tutti hanno la stessa importanza per portare avanti il messaggio della drammaturga, che si è anche occupata della regia e di quant’altro. Uno dei momenti più belli, ma anche più contestati, è quello in cui viene dato vita davanti ai nostri occhi ad una splendida caratterizzazione di una scimmia, con movimenti che fanno dimenticare che a farli fosse un uomo: ma è davvero perfetto anche nel raccontarne la sessualità. Questo racconto dei corpi può ricordare l’ingenuità di Adamo ed Eva che, dopo essere stati cacciati dall’ Eden, si trovano a vivere in un mondo imperfetto in cui non ci sono più momenti sereni ma solo la necessità di combattere continuativamente per sopravvivere. C’è una comunità che sul palcoscenico cerca di trovare una via d’uscita ad una specie di incubo, che in quello spazio chiuso compie il rito del mangiare, si scontra in lotte dettate più da tensione che per drammatici contrasti sociali (gli interpreti si esprimono, rabbiosamente, in un dialetto del Sud), vengono investiti dall’acqua che li rende ancora psicologicamente più deboli, ma all’inizio l’acqua – avidamente bevuta da un solo recipiente – è segno di vita e di comunità. Dopo pochi minuti, ci si dimentica delle nudità e si vive un’esperienza davvero interessante, un linguaggio dei corpi vincente.

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opinioni autore

 
Bestie di scena 2019-03-23 16:15:58 Umberto Rossi
Giudizio complessivo 
 
8.0
Opinione inserita da Umberto Rossi    23 Marzo, 2019
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