Chesney Henry "Chet" Baker, Jr. (1929 – 1988) è stato un trombettista e cantante statunitense entrato nella storia musicale per essere stato uno dei pochi bianchi ad affermarsi in un’epoca dominata dagli artisti di colore.
Fu uno dei principali esponenti di quello che sarà definito cool jazz. Ebbe una via tragica: dipendente dall’eroina fu costretto a fuggire dagli Stati Uniti per sistemarsi in Europa dove subì arresti, processi e condanne che lo costrinsero ad anni di prigione. Morì, forse suicida, ad Amsterdam cadendo da una finestra del Prins Hendrik Hotel. A lui Leo Moscato e Paolo Fresu, uno dei massimi trombettisti viventi, hanno dedicato Tempo di Chet, uno spettacolo che ne ripercorre la storia utilizzando, oltre a un gruppo di attori bravissimi, un trio che ne suona le musiche nei momenti salienti della sua vita. È uno spettacolo molto bello in cui i musicisti e gli attori coniugano armoniosamente recitazione e suono, approdando a un discorso privo di contrasti. Seguiamo la vita di Chet dagli anni della giovinezza (era figlio del chitarrista Chesney Henry Baker, Sr.), all’esplodere della carriera, alle delusioni economiche (fu letteralmente rapinato da un agente che gli fece incidere in pochi giorni un numero spropositato di brani pagandolo con una cifra irrisoria per poi rivenderli a caro prezzo come singoli), all’intensificarsi dei problemi di dipendenza dalla droga, sino al declino. Sposato tre volte ebbe cinque figli e anche questo gli fu imputato come colpa. Paolo Fresu ricrea i suoni di questo musicista con un virtuosismo che ha del miracoloso, mentre una pattuglia di attori - poco noti, ma bravissimi – animano le scene di vita di un artista che ha incarnato come pochi la figura del musicista maledetto.