Giorgio Gaber, pseudonimo di Giorgio Gaberščik (1939 – 2003), scrisse e rappresentò Il grigio nella stagione teatrale 1988 – 89. La storia raccontata, ideata assieme al fido Sandro Luporini (1930), è molto semplice: un intellettuale, stanco della confusione cittadina, si rifugia in una casa di campagna.
Qui inizia una lotta senza quartiere con un topo che riesce ad evitare, sin quasi alla fine, le trappole che lui gli tende. Quando riuscirà a sconfiggere l’animale si accorgerà che molti altri ne hanno preso il posto. Sono molte le interpretazioni che nel tempo hanno dato corpo al roditore, si va dai rimorsi della coscienza, al senso di inadeguatezza alla vita, dalla vanità degli sforzi per sfuggire alla propria sorte, all’impossibilità di sconfiggere un avversario dai connotati metafisici. Giorgio Gallione nel riprendere questo testo con il titolo Il grigio – Reading e de da una lettura all’apparenza più semplice, in realtà tesa a riassumere tutte le precedenti. In questo è aiutato da Elio, interprete unico dello spettacolo, che riesce a dare al personaggio uno spessore che ne arricchisce la presenza scenica sino a trasformarla in una sorta di summa delle ipotesi di lettura che l’hanno preceduta. La parte strettamente musicale subisce un drastico ridimensionamento, evitando la mimesi del cantautore di un tempo. In questo modo il testo acquista spessore a attualità diventando il paradigma di uno scontro fuori dal tempo e di grande attualità. Uno spettacolo molto bello e attuale in maniera quasi straziante.