Vitaliano Trevisan è uno scrittore pluripremiato e uno sceneggiatore di successo. Il Teatro Stabile di Genova, nell’ambito della Rassegna di Drammaturgia Contemporanea, ha proposto il suo Il cerchio Rosso con la regia di Massimo Mesciulam.
È uncoione, presentato in prima italiana e ambientato in un tempo indeterminato, ma identificabile negli anni novanta (si parla dello scontro fra Russia e Ucraina). Ne sono protagonisti cinque drogati che alternano vessazioni verso uno spacciatore introverso e debole a discorsi che svelano la loro profonda ignoranza unita ad un’aggressività del tutto immotivata. Il testo è costruito con tanti siparietti a due personaggi (solo in uno i dialoganti sono tre) che rappresentano bene le frustrazioni, l’insicurezza e la violenza che stanno dietro il successo economico del Nord Est con le fabbrichette spesso gestite da ex – operai e i figli di un ceto medio che ha insegnato loro solo l’inseguimento degli sghei. La regia segue armonicamente e con grande equilibrio il declino di queste vite spinte al margine e ne trae una proposta di grande interesse, sicuramente la migliore fra quelle viste sinora nella Rassegna. Un contributo significativo alla riuscita del progetto lo danno i cinque attori che partecipano alla messa in scena con un impegno personale e un’adesione morale davvero encomiabili. In poche parole, un momento alto di teatro in cui la realtà è presa di petto e l’oggi si salda armonicamente con un passato che è appena dietro di noi.