La seconda tappa della rassegna di Drammaturgia Contemporaneo, organizzata a completamento della stagione dal Teatro Stabile di Genova, ha proposto Aeroplani di carta della drammaturga rumena Elise Wilk.
Ancora una volta su uno scenario praticamente spoglio, questa volta alla Sala Mercato del Teatro dell’Archivolto, sei giovani attori (tre ragazze e altrettanti ragazzi), hanno messo in scena il degrado, la violenza, la solitudine degli studenti di quel paese, sentimenti che quasi coincidono con quelli di gran parte degli scenari europei. Ci sono il bullismo, il disprezzo della vera cultura, l’approssimazione (si veda l’intero brano sulla pizza), la latitanza delle famiglie, la predisposizione alla facile via della prostituzione (la ragazza che vende baci), l’assenza di una funzione di reale guida e formazione da parte dei docenti. Un mondo adolescenziale lasciato a sé stesso in cui dominano gli istinti più violenti e dove l’aspetto fra premio sulla sostanza. I tatuaggi auto-costruiti, la ragazza che va in crisi pensando di essere grassa, la violenza sui più deboli tutto questo è lo specchio di un mondo in cui gli adulti brillano per assenza, meglio sono presenti solo come elemento d’ulteriore incitamento al degrado e al farsi strada da soli. È una realtà che si può facilmente applicare anche al nostro mondo o a quello di altri paesi, europei e no. La drammaturga rumena ha il merito di tradurre questa radiografia in dialoghi essenziali e acuti come stilettate inflitte all’improvviso. Forse c’è poco di nuovo, ma molto di allarmante in un quadro che ci riguarda veramente da vicino e che meriterebbe di essere riproposto, magari con una maggior ricchezza scenografica anche nella stagione normale.