Ci sono eventi culturali in cui il valore sociale fa premio su quello artistico. È il caso dello spettacolo teatrale Desdemona non deve morire che Fabrizio Gambineri e Sandro Baldacci hanno tratto dall’Otello di William Shakespeare (1564 – 1616).
Le motivazioni sociali sono almeno due e superano largamente quelle espressive. La prima riguarda il lungo lavoro che gli autori e gli altri membri della compagnia Scatenati hanno svolto all’interno della Casa Circondariale di Genova – Marassi seguendo un progetto di riabilitazione dei detenuti che tende a fate del luogo di detenzione uno spazio aperto alla cultura. Un secondo motivo coinvolge gli attori stessi, che hanno trovato nel fare teatro una strada per recuperare un rapporto positivo con la società. Davanti a questi due meriti e tenendo conto della positività complessiva del progetto, sarebbe ingiusto e ingeneroso affondare lo spettacolo come una semplice proposta artistica rimarcandone i limiti, che pure ci sono, quasi che si tratti di una normale prova teatrale. In realtà le intenzioni erano più che positive, ad iniziare da quella di ambientare il testo all’interno della guarnigione di un ipotetico esercito mandato a contrastare un altrettanto ipotetica armata ribelle. In questa contrapposizione fra guerra e tragedia personale (la gelosia di Otello suscitata e utilizzata da Iago per la sua vendetta) è possibile individuare uno scontro fra violenza istituzionale e pulsioni individuali. Un secondo elemento fa emergere una denuncia radicale del femminicidio, da qui il titolo dello spettacolo. Un conflitto di grande attualità che il regista non ha il coraggio o la possibilità di spingere sino alle estreme conseguenze. È questo un dato, parzialmente negativo, che oscura in parte il bilancio complessivo della proposta da un punto di vista artistico. La sera in cui abbiamo visto lo spettacolo c’è stata anche un’appendice mondana in cui le autorità cittadine non hanno risparmiato elogi ad attori e registi. Un’esibizione di buonismo e valutazioni acritiche che niente hanno a che fare sia con il lavoro dei teatranti in carcere, sia con una doverosa valutazione di quanto proposto.