Emma Dante ha preso in mano, per La scortecata, una delle cinquanta novelle contenute ne Lo cunto de li cunti ovvero lo trattenemiento de peccerille (Il racconto dei racconti ovvero il divertimento dei piccini) scritte in napoletano dal nobile Giambattista Basile (1570 – 1632). Il volume fu pubblicato postumo fra il 1634 e il 1636 e risente dell’influenza di Giovanni Boccaccio (1313 – 1375]) e del suo Decameron (1348-1353).
È lo stesso testo cui ha fatto riferimento il regista cinematografico Matteo Garrone per Il racconto dei racconti (2015), in cui le novelle utilizzate sono tre. Il capitolo scelto dalla teatrante siciliana è quello de La vecchia scorticata, la favola che ha al centro un monarca irretito dalla voce celestiale di una donna che ha sentito cantare ma non ha mai visto. Decide di farla sua sposa, ma lei è una vecchia rugosa e decadente che diventerà nuovamente giovane, per un tempo limitato, grazie a un sortilegio. Sua sorella, ugualmente decrepita, si rode d’invidia e arriva a farsi scorticare nella speranza di ritornare anche giovane. Le due figure femminili sono interpretate, nella versione di Emma Dante, da due attori, perfetti nello loro esibizione, che recitano in un dialetto fortemente italianizzato e che riescono, con la loro performance, su un palcoscenico quasi spoglio, a far vedere ciò che accade. L’obiettivo della teatrante e la denuncia della vanità di ogni tentativo di sconfiggere l’avanzare dell’età utilizzando creme o esercizi fisici sino al limite di farsi mutilare per poi rinascere più giovani e belli. In questo incontriamo una forte denuncia di quel mito della verde età che inquina e condiziona la nostra società e che approda in mille partiche commerciali, dall’industria dei cosmetici alla fortuna delle palestre. Quello di questa creatrice e regista è teatro nel pieno senso del termine, una pratica in cui s’intrecciano invenzione e innovazione, fantasia e denuncia. Uno spettacolo davvero da non perdere.