Mistero Buffo è uno dei testi chiave di Dario Fo (1926 – 2016) ed è stato rappresentato, per la prima volta, a Sestri Levante nel 1969. Si tratta di un copione che attinge ad alcuni brani dei vangeli apocrifi, altri da racconti popolari sulla vita di Gesù.
Il vero punto di forza dello spettacolo è in un linguaggio, il grammelot, che l’autore, Premio Nobel per la letteratura del 1997, ha desunto, rielaborandola, dalla parlata degli emigranti italiani che, non conoscendo bene le lingue dei paesi in cui si trovavano, avevano inventato questo dire mescolando termini di vari idiomi a invenzioni del tutto originali. In altre parole si tratta di uno dei punti cardine della teatrografia di quest’artista e ha sempre destato sospetto l’annuncio di nuove edizioni di questo testo senza l’apporto dell’autore. Ugno Dighero, consapevole di questa situazione, ha scelto molto intelligentemente si estrarre uno solo bano, Il primo miracolo di Gesù bambino, da un copione che ne comprende ben nove, integrandolo con un pezzo, La parpaja topola, originariamente inserito nel Fabulazzo osceno (1991). Questa scelta, apparentemente riduttiva, trasforma una possibile imitazione in un omaggio a tutto tendo in cui convivono la genialità dell’autore e la maestria dell’interprete. Ne nasce uno spettacolo bello e preciso che promette molto, sia sul piano dell’analisi e della riflessione sul testo, sia su quello del lavoro dell’attore. Purtroppo nell’edizione che abbiamo visto Ugo Dighero non era in perfette condizioni fisiche, anche se non ha rinunciato a esibirsi. Siamo sicuri che, quando riacquisterà una perfetta forma offrirà al pubblico un’occasione ancor migliore per apprezzare l’invenzione di Dario Fo e, cosa tutt’altro che trascurabile, le sue capacità attoriali.