Laura Sicignano, autrice e regista, ha tratto Vivo in una giungla, dormo sulle spine dalla sua inventiva e dal lavoro che ha fatto con il centro in cui sono ospitati i migranti minorenni non accompagnati arrivati in Italia da Asia e Africa.
È la stessa esperienza che ha permesso all’autrice – regista di realizzare, con questi giovani e con attori professionisti, ben tre spettacoli andati in scena dal 2011 ad oggi. Un percorso non privo di ostacoli, racconta la teatrante, in modo particolare sia per il suo essere donna sia per interlocutori che il palcoscenico spesso non sapevano neppure che cosa fosse. Questa volta al centro della scena c’è un triangolo di sentimenti composto da un’avvocatessa (Amanda Sandrelli), il direttore di una cooperativa d’accoglienza (Alessio Zirulia) e un giovane pakistano (Luchino Giordana) arrivato nel nostro paese dopo un itinerario lungo e pericoloso che lo ha visto attraversare la Turchia e la Grecia. Ora il profugo, che racconta storie continuamente diverse sulle ragioni che lo hanno spinto ad abbandonare la sua terra, ha trovato nella legale Viviana una sorta di seconda madre, mentre lei, che in passato è stata l’amante del capo della cooperativa, prova per il ragazzo un sentimento che mescola pietà e attrazione fisica. Il nodo si scioglie con il ritorno del migrante in Pakistan ove l’aspettano violenza e miseria. La forza dello spettacolo poggia sia sulla lucidità con cui l’autrice e regista descrive il percorso morale e sentimentale dei suoi personaggi (il continuo svestirsi e rivestirsi della donna simboleggia assai bene le sue incertezze morali ed esistenziali), sia sulla scenografia di Stefania Battaglia (pochi pannelli mossi dagli stessi attori) funzionale quanto espressiva. In altre parole un esempio di teatro al massimo livello, costruito su un vissuto vero.