Qualcuno ha definito la defunta DDR (Deutsche Demokratische Republik – Repubblica Democratica Tedesca) la più grande prigione a cielo aperto della storia europea. Per i suoi 16 milioni e 700 mila abitanti esisteva un apparato di ascolto e sicurezza, la Stasi (Ministerium für Staatssicherheit - Ministero per la Sicurezza di Stato), che arrivò ad impiegare 91 mila addetti a tempo pieno e quasi 100 mila informatori, vale a dire un controllore ogni quattro abitanti.
Alla caduta del Muro di Berlino, il 9 novembre 1989, si scoprì che i dossier contenuti negli archivi di questa organizzazione, se messi, in fila avrebbero riempito vari chilometri. A questo punto il governo federale emise una legge che consentì a chiunque lo volesse di prendere visione del proprio fascicolo. Enigma – Niente significa mai una cosa sola di Stefano Massini (1975) prende spunto da questa drammatica realtà raccontano l’incontro di un uomo e una donna, entrambi non più giovanissimi, che si ritrovano nell’appartamento del primo in una sera brumosa di Berlino. Sembra un incontro casuale nato da un incidente automobilistico in cui è stata coinvolta la donna, ma – come dice il sottotitolo – ben presto diventa altra cosa, così come i due rivelano di avere nomi e biografie diverse. Lei era un’insegnate di storia e lui l’agente della Stasi che ha costantemente controllato le sua amicizie, letture, contatti personali. Ora le cose si sono invertite ed è lei a spiare lui in ogni minimo dettaglio. E’ un testo in cui i dialoghi e il gioco degli attori svolgono un ruolo fondamentale e Ottavia Piccolo e Silvano Piccardi, anche regista, adempiono al compito con linearità e chiarezza. Ne nasce il quadro di un mondo grigio in cui non è consentito nessun margine di libertà personale, un universo in cui anche gli appunti per una lezione scolastica diventano materia di accusa o sospetto. Una proposta matura e avvincente da non mancare.