Claudio Magris (1939) ha pubblicato nel 2006 il volume Lei dunque capirà da cui è stato tratto l’omonimo testo teatrale messo in scena, prima, dal Teatro Stabile di Milano e, poi, con la drammatizzazione di Margherita Rubino, dall’associazione Lunaria per la regia di Daniela Aldini.
E’ questa versione che approda sul palcoscenico del Teatro Duse con l’interpretazione di Elisabetta Pozzi. E’ una nuova versione della storia d’amore fra Orfeo ed Euridice, con la differenza che è la seconda a tenere banco, mentre il primo vi figura, solo evocato, come una sorta di amante farfallone e inconcludente. La prima cosa che si può dire è che si tratta di una versione femminista del famoso mito, ove la donna ottiene da Dio il permesso di ritornate tra i vivi una seconda volta ed è l’uomo a far fallire la resurrezione voltandosi all’indietro prima di aver varcato le porte dell’Ade. Per la verità lo fa subornato dalla compagna che ha ben capito quanto sia fragile il suo carattere. Nella sostanza la massa critica dello spettacolo è nell’amore disperato e intenso di Euridice verso il suo uomo, un essere dolce e volubile, appassionato e incostante. Un monologo che l’attrice recita con grande passione e maestria, rivendicando con forza la passionalità e la l'amore della donna nei confronti di un compagno al limite del volubile. E’ un saggio di recitazione di alto profilo che qui come non mai rende onore alle capacità di Elisabetta Pozzi . Si esce dalla sala con un profondo senso di ammirazione per questa attrice che ha dedicato quasi tutta la vita artistica alla rappresentazione di personaggi femminili forti. La sua Euridice è tutt’altro che una donna maneggevole, ma un essere che decide da se le strade del proprio destino e le percorre con lucidità ben conoscendone conseguenze e rischi.