Sino al 1967 la Gran Bretagna era una nazione razzista e omofoba. Solo in quell’anno fu abolito il reato di Disgustosa indecenza (Gross Indecency) alla base di numerose condanne per omosessualità. Vi incapparono non solo il grande scrittore Oscar Wilde (1854 –1900) ma anche cittadini più o meno comuni.
Uno dei più illustri fu Alan Turing (1912 - 1954), un analista e matematico geniale oltre che scopritore della chiave per decifrare il codice nazista della macchina Enigma e inventore del primo computer. A lui il regista Morten Tyldum ha dedicato The Imitation Game, un film del 2014 desunto dalla sua biografia. Anche Charles Dyer (1928). Attore e drammaturgo inglese si è rivolto a questo tema con il testo Quei due (Staircase, 1966), tre anni dopo trasformato in film per la regia di Stanley Donen e l’interpretazione di Rex Harrison e Richard Burton. Ora Roberto Valerio ha riesumato questo copione affidandolo a Massimo Dapporto (anche adattatore) e Tullio Solenghi. Il risultato non appare felice e la storia Charlie e Henry è separata da ogni riferimento storico approfondito. Ci sono solo alcuni accenni superficiali, difficilmente comprensibili per il pubblico più giovane, alle persecuzioni a cui erano sottoposti gli omosessuali. In questo modo lo spettacolo si trasforma in una banale vicenda coniugale con protagonisti due barbieri che gestiscono un negozio nell’ East End di Londra, vivono assieme da trent’anni e sono sconvolti dalla chiamata in tribunale di uno dei due sorpreso in abiti femminili e in atteggiamento indecente in un ritrovo gay. Alla fine tutto si rimette in ordine e i due riescono a ristabilire un rapporto armonioso. Come già detto la storia è del tutto avulsa dal clima di bigottismo e oppressione che segnava la Gran Bretagna in quegli anni con il risultato di trasformare in commedia leggera un testo di denuncia.
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