Ha preso il via la rassegna di drammaturgia contemporanea organizzata ogni estate dal Teatro di Genova. Quest’anno ci sono alcune novità che vanno dalla riconferma del biglietto a pagamento, che era già stato sperimentato la scorsa stagione, al dislocamento degli spettacoli, oltre che nella tradizionale Piccola Corte, nel Teatro Duse appositamente riaperto. E’ un’iniziativa che offre la possibilità di assistere a testi molto interessanti, in alcuni dei quali ben più validi di quelli presenti nel cartellone tradizionale.
Ne è una prova Quietly (Sottovoce) del nord irlandese Owen McCafferty alle cui opere lo Stabile aveva già fatto ricorso in passato con Mojo Mickybo (2004). Questa volta il tema è quello della sanguinosa guerra civile che insanguinò l’Irlanda del Nord fra 30 gennaio 1972, la cosiddetta domenica di sangue (Bloody Sunday), quando i paracadutisti britannici uccisero a Derry tredici civili disarmati, sino agli accordi di pacificazione del Venerdì Santo nel 1998. E’ in questi anni che si susseguirono attentati e repressione. In una di queste azioni terroristiche, organizzate dai protestanti, morì il padre del cattolico Jimmy, ucciso da una bomba lanciata in un pub, mentre alcuni avventori seguivano una partita di calcio, dal giovane protestante Ian. Oggi, più di trent’anni dopo e in un clima completamente diverso, i due ex – giovani s’incontrano nello stesso locale durante un’altra partita di calcio (Irlanda – Polonia). Il barista polacco funziona come testimone, quasi muto, di quell’incontro che si chiuderà con un tentativo di assalto al pub da parte di un gruppo di esagitati ultras irlandesi, fronteggiati dallo stesso barista affiancato da Jimmy. E’ il classico testo di parola in cui più degli avvenimenti contano parole e ricordi, ma è anche un copione di grande forza in cui i dialoghi, magistralmente tradotti da Giuliana Manganelli, assumono un ruolo essenziale nel rievocare un’atmosfera di sconti e violenze che sembra continuare, in altre forme, anche ai giorni nostri.