Macbeth Remix nasce al festival di Spoleto nel 1998 per la penna di Edoardo Sanguineti e la regia di Andrea Liberovici. Va subito chiarito che è un testo che ha poco e niente a che fare sia con il copione composto fra il 1605 e il 1608 da William Shakespeare (1564 – 1616) e ben poco a che spartire con l’opera lirica omonima musicata nel 1847 da Giuseppe Verdi (1813 –1901) su libretto di Francesco Maria Piave (1810 – 1876). Ciò anche se il poeta e teatrante cita espressamente questo il librettista.
Il Teatro Stabile di Genova ha rimesso in scena questo testo in una versione riveduta rispetto a quella di sedici anni or sono. In scena ci sono, fisicamente, solo il barone di Glamis (interpretato da Paolo Bonacelli) e sua moglie (affidata alla recitazione di Elisabetta Pozzi) mentre alcuni fra gli altri personaggi compaio in video (Eros Pagni – Banquo, Marco Sciaccaluga – Duncan, mentre le streghe – fondamentali per lo sviluppo dell’opera – hanno le immagini di Judith Malina, Dely De Majo, Sierha Bonnette, Daniele Madeddu). Nella sostanza lo spettacolo raccoglie una serie di suggestioni, non tutte facilmente decifrabili, nate nella mente del poeta – drammaturgo e in quella del musicista che ha firmato la regia. Ci sono momenti di grande bellezza, come la discesa di Lady Macbeth dall’altro del palcoscenico e l’ascesa di una paio di quanti rossi a simboleggiare il sangue che la moglie del nobile, vera anima nera dell’ossessione per il potere, non riesce a lavar via dalle mani. Altre parti appaiono meno riuscite (quasi tutto il versante musicale) o difficilmente inquadrabili. Il risultato è uno spettacolo complesso che richiede allo spettatore attenzione e pazienza, ma che lo ripaga con uno sguardo inusuale e, a tratti, liberatorio su uno dei capolavori della scena di ogni tempo.