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Eden ···· Eden ···· Hot

Eden ····

ImageIl teatro contemporaneo irlandese è fra i più interessanti. E' merito dello Stabile di Genova l’aver intuito il fenomeno in tempo e avervi dedicato una serie di spettacoli d’alto livello. Ultima tappa di questo filone è Eden d’Eugene O’Brian che conferma alcuni degli elementi base di questa scuola: l’attenzione alla vita normale, lo studio psicologico dei personaggi, la preferenza per la quotidianità. Due coniugi maturi, ma non ancora anziani, si confessano separatamente davanti alla platea nel corso di un fine settimana, rivelando la miseria delle loro esistenze, la solitudine in cui brancolano, il fallimento delle loro vite, il cancro di una vita che ha imboccato il viale del tramonto e rifiuta di accettare la realtà. Alcol e sesso sono i motivi conduttori di queste due confessioni.

Billy rifiuta anche la sola ipotesi di aver imboccato il viale del tramonto sessuale e insegue il sogno di possedere una bella ragazza, che potrebbe essergli figlia. Si vanta in continuazione di una virilità che incomincia, invece, ad assopirsi e guarda alla moglie Breda come ad un macigno che gli impedisce di volare come vorrebbe, il che fa degradare l’amore di un tempo in qualche cosa di assai simile all’odio. Lei ha il cruccio di una gioventù perduta, fa cure dimagranti con la speranza di riconquistare il marito, si masturba leggendo romanzi che raccolgono i sogni erotici di donne insoddisfatte, mendica un bacio dal marito, s’illude che la fiamma di un tempo possa riaccendersi. Dei due sarà lei ad uscire meglio da queste due notti d’alcool e chiacchiere, incontrando un uomo che sa ancora desiderarla e farla sentire donna. Lui, invece, vedrà tramontare nel ridicolo i suoi sogni di conquista, irriso dalla giovane agognata e dagli amici. Il testo è molto bello, raffinato nella struttura dei dialoghi, misurato nella lunghezza e psicologicamente doloroso come un coltello che ti affonda nelle carni. Alberto Giusta, regista e interprete, ha scelto la strada migliore: quella di spogliare il palcoscenico da ogni ornamento e privare la messa in scena di qualsiasi colpo di teatro. Gli è splendida compagna Orietta Notari, che dà a Breda una connotazione dolente e umanissima.

valutazione: 1 2 3 4 5

Testo di Eugene O'Brien; versione italiana: Marcello Cotugno; regia: Alberto Giusta; interpreti: Alberto Giusta, Orietta Notari; luci: Sandro Sussi.

 

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