Don Andrea Gallo (1928 – 2013) è stato un prete da marciapiede (la definizione è sua) genovese, partigiano e militante libertario al punto di affermare in più di un’occasione che le sue linee guida erano il Vangelo e la Costituzione Repubblicana.
La sua vita è stata interamente spesa al servizio degli umili e dei diseredati. Tossicodipendenti, barboni, prostitute e transessuali erano l’orizzonte della sua predicazione, cadenzata dalle canzoni di Fabrizio De André a cui fu legato da lunga e profonda amicizia. Spesso in contrasto con la curia, genovese e romana, fondò la Comunità di San Benedetto al Porto che diventò presto, anche se tra grandi difficoltà, un luogo d’incontro e redenzione degli emarginati e non solo di quelli di Genova. Giorgio Gallione ha dedicato a questo personaggio, davvero straordinario, Papa Gallo uno spettacolo bello, armonioso e commuovente. Tre donne in scena vestite con cappotto nero e sciarpa rossa, come era solito fare Don Andrea, recitano brani tratti dai libri e le esperienze di questo straordinario prete di strada contrappuntate da canzoni dell’amato Faber. Ne nasce un quadro preciso, variegato e commuovente di una città di mare densa di contraddizioni fra ricchi e potenti, ma anche incubatrice di forti movimenti operai e contestatori. Si è spesso detto che il clima di questa metropoli è conservatore, ma tenace anche quando esprime opposizione alla ricchezza e al regime. Non a caso il fascismo fece fatica a penetrarvi e ci riuscì sempre con la forza e, in qualche caso, solo dopo anni che Benito Mussolini (1883 – 1945) si era insediato a Roma. La regia di questo spettacolo da testimonianza di questo spirito indomito, mettendo assieme in maniera armoniosa musica e brani letterari, aneddoti e ricordi di un personaggio più unico che raro.