Sebastiano Vassalli (1941 – 2015) pubblicò La chimera nel 1990, con questo libro vinse i premi Strega e Campiello. Nel 2006 Laura Sicignano ne trasse uno spettacolo, prodotto dal Teatro Cargo, che ebbe lunga vita e diverse edizioni. Oggi Lucilla Giagnoni riprende in mano il volume per una proposta scenica intitolata Il racconto di Chimera.
Ricordato che Chimera e il termine con cui è definito il Monte Rosa così come appare dalla pianura novarese, libro e spettacolo ripercorrono, sulla base di documenti storici, la vita e il calvario Antonia un’orfana abbandonata nella ruota per gli esposti della casa di carità di San Michele di Novara. Siamo agli albori del 1600 e la giovane, di grande bellezza, cresce fra suore crudeli e trovatelli da cui benefattori interessati vengono a cercare, periodicamente, servi e garzoni. Anche a lei capita di essere scelta da una coppia di contadini senza figli per dare una mano nei campi e nei lavori domestici. Sono gente di buon animo che la tratta più come figlia che non come un’orfana. Questo sino al momento in cui la sua bellezza attira gli strali delle altre donne e le vendette degli uomini cui ha rifiutato le sue grazie, invidie e antipatie che si coagulano nell’accusa di stregoneria, processo, torture e morte sul rogo l’11 settembre 1610. Poche ore dopo l’esecuzione prende il via, nello stesso luogo, una grande festa paesana. Lo spettacolo è costituito da un lungo monologo di un’opera e mezza in cui un’attrice racconta la tragica vicenda sulla base del romanzo. La differenza più evidente fra le due proposte è nella maggiore attenzione che Lucilla Giagnoni presta al prima della tragedia e alla descrizione, crudele ma mai compiaciuta, dei rituali dell’inquisizione facendone qualche cosa di simile alla condizione, terribile e violenta, di molte donne di oggi.