George Dandin o il marito confuso (George Dandin ou le Mari confondu) di Jean-Baptiste Poquelin (1622 – 1673), in arte Molière, è una commedia - balletto con musiche di Jean-Baptiste Lully e coreografie di Pierre Beauchamp. Fu rappresentata per la prima volta a Versailles il 18 luglio 1668, nel quadro del Grand Divertissement Royal voluto da Luigi XIV per celebrare la pace di Aquisgrana. Se aggiungiamo che l’autore è stato un artista sensibile ai richiami della monarchia, come dimostra il colpo di teatro che chiude Il tartufo (Tartuffe ou l'Imposteur, 1664), si comprende la satira antiborghese che permea quest’opera.
Sono anni in cui si stanno affermando quei fermenti antimonarchici che sfoceranno nella rivoluzione del 1789 che darà al terzo stato piena cittadinanza politica. Massimo Mesciulam, uno dei registi migliori e più fantasiosi di cui dispone la scena italiana, ha messo mano a questo testo senza una precisa chiave di lettura. Forse ha subito troppo il peso divistico di Tullio Solenghi a cui ha sciolto le briglie consentendogli una recitazione densa di mossette, smorfie e birignao più consoni ad un prodotto televisivo che a un'operazione teatrale. In questo modo la storia del contadino ricco che ha sposato per vanità la figlia di una spiantata famiglia aristocratica e ne paga il fio, diventa un puro pretesto comico (si badi bene: non satirico) per allestire uno spettacolo in cui dominano gli equivochi, le entrate e uscite fuori luogo e il grossolano tratteggio dei personaggi. In questo modo la proposta diventa, forse, appetibile per il grande pubblico, ma del tutto inutile ad un approccio originale e autenticamente creativo. Unico dato significativo la scena di Guido Fiorato che rimanda, con una serie di edifici in scala decrescente, a un quadro di Giorgio De Chirico (1888 – 1978).