Colpi di Timone è il titolo del film diretto da Gennaro Righelli nel 1942 che segnò l’esordio sul grande schermo di Gilberto Govi (1885 – 1966). Il soggetto e la sceneggiatura nascevano dalla commedia omonima di Enzo La Rosa, scritta in italiano nel 1935 poi rielaborata e interpretata dallo stesso Giberto Govi. Vi si racconta di un cinquantacinquenne armatore ed ex- capitano di velieri che riceve per errore una diagnosi infausta, gli restano solo tre mesi di vita, in seguito ad uno scambio di radiografie.
A questo punto decide di levarsi molti pesi dallo stomaco ad iniziare dallo smascherare le malefatte dell’amministratore delegato della Provveditoria Ligure di cui è sindaco. La sua decisione getta nel panico quanti collaborano alle malefatte dell’A.D. Quando l’errore sarà chiarito rimarrà sul tavolo un duello a cui è stato sfidato dal manager truffaldino, ma anche questo ostacolo sarà superato scoprendo che lo stesso sfidante si è premurato di avvisare la questura onde evitare ogni rischio. Jurij Ferrini (1970) ha avuto il coraggio, lui non genovese, di prendere in mano questo classico del teatro dialettale, facendone una lettura che mette da parte, oltre non pochi personaggi qui solo citati, gli elementi più buffoneschi e allargando, invece, quell’area pessimistica e morale che serpeggia nella pagina scritta e consente una lettura estremamente moderna e attuale di questo testo. In quest’ambito la lotta del piccolo imprenditore onesto contro i mariuoli che lo circondano e che vorrebbero usarlo per i propri fini, diventa una metafora trasparente e vigorosa dei giorni in cui viviamo e la sonorità vocale da cui l’attore e regista è partito, per sua stessa ammissione, dà corpo e attualità ad uno spettacolo che mescola pessimismo e rabbia.