Da anni Carla Peirolero sviluppa, attraverso l’associazione Suq, un meritorio lavoro di diffusione e conoscenza della cultura mediterranea, con uno sguardo particolare rivolto a quelle araba e nord africana. Con Cafè Jerusalem questo lavoro si arricchisce del contributo di Pino Petruzzelli, uno teatrante da sempre attento alla condizione degli ultimi e degli emarginati.
E’ uno spettacolo che mescola canto, il gruppo musicale dei Radiodervish, e recitazione, il tutto su una falsariga drammaturgicamente flebile – l’amore di una palestinese per un ebreo – ma che la regia trasforma in una proposta emozionante e tesa. In un vecchio caffè della parte vecchia di Gerusalemme, un anziana esercente ricorda, poco prima della chiusura forse definitiva del locale, la delicata storia d’amore che ha intrecciato con un giovane ebreo che passava ogni giorno davanti al suo bar e con cui ha fatto l’amore una sola volta. Ne è nata una bimba, morta prematuramente, che diventa il simbolo dell’impossibile convivenza, da un punto di vista politico e sociale, di due popoli che hanno in comune tradizioni, cultura, stili di vita, ma che la storia ha voluto separati da un odio profondo, quasi insanabile. E’ un grido di dolore, mirabilmente cadenzato dalla musica, sulla ferocia della politica e la tenerezza delle ragioni umane. Forse da parte dell’altrice c’è qualche tono troppo alto, ma la sostanza del discorso arriva diretta e commuove. Un ottimo esempio di come sia possibile (doveroso) fare teatro con la fantasia senza dipendere dai condizionamenti della macchina amministrativa.