Giorgio Scaramuzzino è uno dei quei teatranti che hanno trovato una loro strada e la percorrono con grande coerenza. La sua via è quella del teatro per ragazzi depurato da quei vezzi che spesso ne fanno qualche cosa di più simile a una proposta per ritardati mentali che non una forma espressiva autonoma e originale attenta soprattutto ai mali sociali. Lo dimostra anche (non) Voglio andare a scuola che rimanda, liberamente e molto alla lontana, ai temi e alle storie presenti nel film Vado a scuola (Sur le chemin de l'école, 2013) del documentarista francese Pascal Plisson.
Su un palcoscenico su cui l’autore – attore allinea progressivamente un ampio ventaglio di calzature infantili, si snocciolano le vicende di piccoli che a scuola ci vogliono andare anche a costo di incredibili sacrifici, contrapposte ai pretesti che i figli del mondo ricco inanellano per non andarci. Questi ultimi presenti in video interpretati dai suoi giovani allievi alla scuola di teatro. Una contrapposizione dialetticamente produttiva che mette in luce l’ingiustizia che domina un mondo diviso fra che ha troppo e chi niente. Fra i secondi emerge Malala Yousafzai (1997), la studentessa pakistana vincitrice del Premio Nobel per la pace, gravemente ferita dai miliziani talebani perché si ostinava a violare un loro editto che vieta alle donne di istruirsi. C’è Jackson, dieci anni, che per arrivare a scuola, con la sorellina, percorre ogni giorno quindici chilometri in mezzo nella savana sfuggendo agli animali selvaggi. C’è Xiao Qiang un dodicenne disabile che vive nella Cina meridionale e può arrivare in classe solo se il padre ce lo porta dentro una cesta per ventinove chilometri. C’è Viki, un bambino albanese che vive in una bidonville alla periferia di Milano e che ha trovato nel carcere, nonostante le sue dure norme, la sola possibilità d’istruirsi. Un ventaglio di storie che mescola ironia e dramma, mettendo sotto gli occhi del pubblico, soprattutto dei più giovani, le terribili contraddizioni di una società che incarna tutt’altro che il migliore dei mondi possibili.