Una donna nuova mette in scena tre monologhi di Dario Fo (1926) e Franca Rame (1929 – 2013): La donna grassa, Rientro a casa, Medea. Sono testi originariamente inseriti in vari spettacoli, da Parliamo di donne (1977) a Tutta casa, letto e chiesa (1977), concepiti come forme d’intervento femminista nel pieno delle battaglie per il riconoscimento dei diritti delle donne.
Diciamo subito che questa origine militante si sente, non perché gli argomenti affrontati abbiano perso d’attualità, ma in quanto la struttura dei testi segnala una valenza polemica che ne mette parzialmente in ombra il contenuto poetico e artistico. Il merito di Raffaella Azim è di riproporli con una forza interpretativa che ne nasconde, senza tuttavia annullarla del tutto, l’origine polemica e ne esalta la parte creativa. Merito anche di Ferdinando Ceriani, che opera assieme all’attrice nell’ambito del progetto internazionale Les Liasons Heureuses (I legami felici) fortemente voluto da Maurizio Scaparro e coniugato tra l’Italia e la Francia, e guida lo spettacolo mirando più a recuperare i valori artistici dei testi che ad attualizzarne i temi. E’ un’impresa difficile, che riesce solo in parte tanta è la componente storica di questi monologhi. Ne nasce una proposta in qualche misura schizofrenica, in cui le tendenze artistiche, in particolare in Medea, cozzano con quelle più direttamente politiche. Una buona occasione di spettacolo, ma un’operazione riuscita solo in parte.
