Giampiero Rappa è un drammaturgo che lavora con la compagnia Gloriababbi, ensemble che ha contribuito a fondare nel 1997 assieme a un gruppo di giovani attori provenienti, come lui, dalla Scuola del Teatro Stabile di Genova. Il suo teatro presta molta attenzione ai rapporti interpersonali ed così è anche per Il coraggio di Adele.
In un paese imprecisato, in un’epoca non definita due profughi, un uomo e una donna, si rifugiano senza conoscersi in un rudere cercando riparo al freddo e alle violenze che imperversano all’esterno. Sulle prime il loro rapporto è ruvido, quasi conflittuale, poi, lentamente, diventa più affettuoso sino a sfociare in una relazione vera e propria. Sono passati i mesi, la guerra è finita ed è primavera. I due si incontrano, la donna conduce una carrozzella con un neonato (frutto delle loro notti d’amore?) lui ha riacquistato un barlume di normalità e ha aperto un ristorante. Ora possono ricominciare ad amarsi come una qualsiasi coppia. E’ un testo segnato da forti venature psicologiche che richiede agli interpreti un’attenzione particolare per rendere le molte sfumature di cui sono intessuti i dialoghi. Arianna Scommegna e Filippo Dini assecondano al meglio la regia, dello stesso autore, con prestazioni di grande intensità. Ne nasce uno spettacolo di prim’ordine in cui il dolore dell’individuo cozza coll’insensatezza della guerra, di qualsiasi guerra. Tuttavia sarebbe riduttivo cogliere solo l’aspetto pacifista del testo, senza mettere in luce la portata conflittuale e affettiva del rapporto fra i due. In altre parole una bella proposta costruita con abilità e confezionata con sapienza.