L’operazione avviata da Laura Sicignano e dalla sue colleghe nel 2011 con la messa in scana di Odissea dei ragazzi, oltre che un’indubbia valenza artistica, ha un forte peso sociale. Tutto nasce dalla presa di contatto con un gruppo di giovani provenienti da vari paesi (Pakistan, Afghanistan, Nigeria, Senegal) ospitati in una comunità per minori non accompagnati e richiedenti asilo.
Molti di loro, quando sono partiti da casa, neppure sapevano dove fosse l’Italia e cosa fosse il teatro. All’inizio non pochi rifiutavano di essere diretti o anche solo toccati da donne e parlavano lingue che dovevano essere tradotte per risultare comprensibili agli operatori. A quella prima esperienza seguì, nel 2013, un secondo appuntamento, Bianco & nero, incentrato sulle diversità – normalità che contraddistinguono il mondo. Si è così creata una sorta di piccola comunità formata da ragazzi arrivati nel nostro paese da soli e seguendo itinerari lunghi e diversi. Uno di questi è Ramat Safi, un afghano approdato a Genova dopo un viaggio durato un anno che lo ha portato in Italia dal nord del suo paese attraverso Iran, Turchia, e Grecia. In Compleanno afghano, scritto da lui e dalla regista, questo non ancora diciottenne racconta la sua storia, le violenze subite, la fatica e le ferite con cui ha dovuto fare i conti. E’ un monologo dolente che la regia mette in scena accompagnandolo con svariati video che vanno da brani di cinema, a videogiochi, da immagini poetiche a fotografie drammatiche. Ne nasce un quadro terribile, ma in cui trovano posto anche l’ironia e la speranza, uno spettacolo dove è quasi impossibile separare l'invenzione artistica dall’impegno sociale. Davvero una grande prova di teatro e di sensibilità umana.