La diva Julia (Theatre) è il titolo di un romanzo di William Somerset Maugham pubblicato nel 1937 e da cui, nel 2004, è stato tratto il film Being Julia - La diva Julia girato in lingua inglese dal regista magiaro István Szabó (1938). Dallo stesso testo Laura Sicignano ha tratto La diva, un monologo affidato alla recitazione raffinata e potente di Elisabetta Pozzi e alla presenza, muta ma determinante, di Sara Cianfriglia.
Ne è nato il quadro della solitudine e disperazione di un’attrice teatrale vicina ai cinquant’anni che ha avuto una grande successo interpretando Fedra (1677) del drammaturgo francese Jean Racine (1639 –1699), ma che ora che sente quella performance come una gabbia che l’imprigiona. Un peso non meno grave l’opprime a livello personale: il marito, un tempo attore bellissimo, si è rivelato un impresario gretto e un uomo vacuo e interessato, mentre il suo amate giovane, ha vent’anni meno di lei, l’ha preferita a un’attrice agli esodi e alla carriera di fiscalista alla moda. Sola, lacerata la Diva recita rimpianti e problemi (nelle note di regia ci sono più di una dozzina di punti interrogativi), insoddisfazioni e disperazione. E’ un testo che offre a una grande attrice una prova di recitazione ad alto livello, quella che Elisabetta Pozzi affronta senza timori o remore. Per quanto riguarda la regia ci sono almeno due punti geniali, il primo è la scelta di privare della parola la cameriera, facendone una sorta di specchio pratico in cui lei si riflette, una sorte di materializzazione e opposizione della gabbia in cui è rinchiusa. Il secondo, nel prefinale, è il momento in cui la domestica guida la padrona, come fosse un manichino, a salutare il pubblico. E’ il punto più alto di uno spettacolo pregevole e serrato e fa rimpiangere che l’autrice e regista non abbia fatto calare il sipario in questo momento.