Rinoceronti in amore è il titolo di uno spettacolo cinese ideato da Liao Yimei nel 1990 e messo in scema da Meng Jinghui. E’ qualche cosa fra il testo teatrale tradizionale e il musical, quantomeno nella versione occidentale del termine. Come in quest’ultimo modulo di spettacolo la trama ha poco peso sostituita dalla bravura degli interpreti canterini o danzatori che siano.
In questo caso si parla di un custode dello zoo, Ma Lu, particolarmente affezionato a un pachiderma che da poco ha perso la campana. Lui è quasi cieco, ma è dotato di un olfatto raffinato come accade al rinoceronti. La tragedia prende il via quando irrompe nella sua vita Mingming, una bella ragazza quasi priva di sentimenti. Il custode tenta di conquistarla con fiori e promesse, ma neppure la cospicua somma di denaro che ha vinto alla lotteria nazionale riesce a scalfire la barriera gelida che circonda la donna. Altrettanto inutili risultano gli sforzi degli amici, fra cui un venditore ambulante di spazzolini da denti elettrici, e della ragazze che incontra. Al culmine della disperazione, dopo aver percorso ogni strada per auto perfezionarsi e diventare gradito all’amata, Ma Lu la sequestra in una notte in cui infurino vento e pioggia. E’ un inno all’amore, più che alla passione, abbastanza ingenuo da sottolineare ancor più la fragilità dell’intera proposta non salvata neppure dalla professionalità attoriale e danzante degli intrepreti. Ne nasce uno spettacolo la cui modestia estetica è aggravata da un apparato scenografico al limite del banale.