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Caligola

Cast, Crew, Infos - Teatro

Titolo originale
Caligula
Autore
Albert Camus, traduzione di Andrea Bianchi
Interpreti
Gianmaria Martini, Enrico Campanati, Viviana Altieri, Giovanni Serratore, Luca Terracciano, Pietro Fabbri, Yuri D’Agostino, Marco Lubrano, Alessio Aronne.
Scene
Emanuele Conte
Luci
Tiziano Scali
Compagnia
Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse

Sebbene meno noto rispetto a Il malinteso (1943) e Lo stato d’assedio (1948), Caligola è probabilmente il testo teatrale più incisivo e affascinante di Albert Camus (1913 – 1960). Iniziato nel 1937, pubblicato nel 1944 e poi instancabilmente rielaborato fino alla fine degli anni cinquanta, forma con Lo straniero e Il mito di Sisifo (entrambi del 1942) il Ciclo dell’Assurdo.

Vi si racconta la breve parabola di Gaio Giulio Cesare Germanico (12 - 41 d.C.) detto Caligola, terzo imperatore della dinastia giulio-claudia, l’odioso e odiato despota che bruciò se stesso con la rapidità del fulmine, passando alla storia per le innumerevoli efferatezze. Emanuele Conte ha significativamente scelto questo dramma per proseguire il discorso sul potere iniziato lo scorso anno con Antigone di Jean Anouilh (1910 – 1987), affidando il ruolo principale a Gianmaria Martini. Circondato da un cast armonioso ed efficace (menzione particolare per i quattro patrizi interpretati da Pietro Fabbri, Yuri D’Agostino, Marco Lubrano e Alessio Aronne), l’attore di scuola Stabile di Genova si discosta qui sensibilmente dall’archetipo. Il suo monarca eccentrico non ha né lo sguardo spiritato e lo slancio priapico di un Malcolm McDowell (protagonista di Io, Caligola, sublime disastro di Tinto Brass, datato 1980) né la banale unidimensionalità dei sovrani goderecci con la lira e il sopracciglio sollevato di kolossal in costume o illustrazioni libresche. Egli è, come l’Antigone incarnata da Viviana Strambelli nella messinscena gemella, un personaggio del novecento, un groviglio di contraddizioni, un volto da adolescente precocemente invecchiato innestato su un corpo nervoso in perenne movimento. Il Caligola sbozzato dal regista genovese e dal suo protagonista, sin dall’entrata in scena con tuta e casco da pilota, ci appare infatti come un uomo disperatamente consapevole della propria fine, più che come un bolide lanciato nella notte verso una fragorosa esplosione. Di conseguenza, non è tanto il senso di pericolo quanto quello di inevitabilità della tragedia a dominare l’intero spettacolo, costruito con intelligenza non su colpi a effetto e facili immagini di decadenza, ma sulla tensione, sull’inquietudine generata e alimentata da una parola teatrale sempre tagliente, al contempo poetica e analitica. Quello del Caligola camusiano è un suicidio premeditato, un autodafé beffardo, meticoloso e sistematico, attraverso cui un potere smisurato e una giovinezza irripetibile e preziosa vengono deliberatamente sacrificati sull’altare di quell’Assurdo che priva di ogni senso l’esistenza. Caligola voleva la Luna, desiderava l’assoluto, ma scontratosi con una realtà di mortali infelici ha scelto con follia razionale – ossimoro quanto mai necessario – di esasperare e smontare pezzo per pezzo i fatui meccanismi oppressivi inventati dall’uomo per imporre l’ordine nel caos del mondo. La sua missione dinamitarda, gratuita come l’omicidio compiuto dal laconico Meursault e logorante come la pena inflitta al fondatore di Corinto, è dunque ancor più violenta degli incendi purificatori scatenati da Nerone, poiché in essa c’è tutta la tragicità di una libertà che non porta a nulla se non all’autodistruzione. Bisogna immaginare Sisifo felice, scriveva il filosofo francese dopo aver descritto la sfida impossibile che può riempire il cuore dell’uomo. E’ invece con un grido, quello di un Caligola squartato delle lame dei congiurati e liberato dalla propria onnipotenza, che si concludono il dramma dell’imperatore folle e, soprattutto, una delle migliori produzioni della Tosse da diversi anni a questa parte. Da vedere.

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opinioni autore

 
Caligola 2014-10-20 15:57:29 Umberto Rossi
Giudizio complessivo 
 
8.0
Opinione inserita da Umberto Rossi    20 Ottobre, 2014
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10
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