Molti studiosi di musica leggera ne dividono la storia in un prima e un dopo i Beatles. Indubbiamente la presenza di questo gruppo inglese ha segnato profondamente il mondo, non solo musicale, degli anni sessanta, al punto di giustificare questa catalogazione. Giorgio Gallione ha costruito Beatles Submarine, che ora approda sulla scena in una nuova versione arricchita di momenti essenziali, dopo le due avviate la scorsa stagione, facendo tesoro di una lunga serie di fonti, da Francesco Piccolo a Stefano Benni, da Eduardo Galeano a Lewis Carroll (1832 – 1898).
Allo scrittore uruguaiano si deve, in particolare, lo spunto da cui il regista ha tratto uno dei momenti più alti dello spettacolo: le elucubrazioni ossessive di Mark Chapman prima di esplodere i colpi di pistola che uccisero John Lennon, il Beatles più poetico e immaginifico, la sera dell'8 dicembre 1980 a New York, davanti al Dakota Building, il lussuoso palazzo in cui il musicista abitava con la moglie Yoko Ono. Come ha fatto notare lo stesso drammaturgo, questa volta il lavoro si è concentrato soprattutto nella ricerca delle fonti e nel loro inserimento in un discorso coerente e fluido. Il che non significa che la stesura sia stata opera di poco conto, anzi l’aperta citazione delle fonti d’ispirazione, oltre a essere un lodevole esempio di onestà intellettuale, mette in luce con forza le difficoltà di un lavoro creativo di grande spessore. In particolare il regista e autore affida all’estro della Banda Osiris e a quello di un bravissimo Neri Marcorè un discorso che separa nettamente in due il percorso artistico e creativo del quartetto di Liverpool. C’è una prima fase segnata da brani romantici, tendenzialmente rivolti ad un pubblico composto soprattutto da ragazzine, le stesse che scioccavano gli addetti alle pulizie lasciando umidi i sedili delle poltrone su cui sui erano sedute e su cui avevano versato i fluidi che non erano riuscite a trattenere causa l’emozione suscitata dai concerti. A questa subentra un seconda fase in cui l’attenzione, anche grazie all’aiuto di LSD e marijuana, si sposta prepotentemente sul fantastico dando vita a testi magici, immaginifici, visionari. Il regista guarda con maggior favore a questo secondo momento, tanto che gran parte dello spettacolo è dedicata proprio a quest’aspetto. Una scelta che rende il testo e la proposta scenica particolarmente stimolanti e originali.