Leonardo Sciascia (1921 – 1989) ha scritto Il giorno della civetta nel 1960, romanzo che fu pubblicato l’anno successivo dall’editore Einaudi. Nel 1968 Damiano Damiani ne ha tratta un film interpretato da Franco Nero, Claudia Cardinale, Lee J. Cobb, Serge Reggiani. Il testo racconta, ambientata in una piccolo paese siciliano, la storia di un delitto di mafia e del capitano dei carabinieri che, nonostante omertà e ostacoli vari, riesce a venirne a capo e ad arrestarne i mandanti, fra cui un anziano mammasantissima e un politico corrotto.
Daniela Ardini ha traferito quelle pagine in uno spettacolo, professionalmente alto, mirabile per almeno una paio di motivi. Il primo riguarda l’attualizzazione dell’opera realizzata con piccoli, leggeri tocchi. Una serie di interventi quasi impercettibili, ma densi d’efficacia. Si inizia con gli attori che, a sala appena aperta al pubblico, siedono in palcoscenico leggendo i quotidiani del giorno, giornali che riprenderanno in mano in chiusura di spettacolo. Questo piccolo tocco ricorda efficacemente come ciò che avviene sul palcoscenico, anche se rivolto all’ieri, riguarda fortemente l’oggi. Ci sono, poi, molte piccole sottolineature, ad esempio nei toni delle parole pronunciate dal politico corrotto, che muovono sulla stessa linea. Un secondo elemento d’interesse si ricollega alla scenografia di Giorgio Panni e Giacomo Rigalza che, con mezzi limitatissimi, dono riusciti a conferire allo spettacolo una funzionalità di prim’ordine. Il risultato di questo intrecciarsi di dati positivi è una proposta che parte dal passato, ma si ricollega fortemente al presente, proponendo allo spettatore un racconto serrato e avvincente, fonte di non pochi elementi di riflessione.