Orlando Furioso è un corposo poema in versi, in totale ben 38.736, scritto da Ludovico Ariosto (1474 – 1533) e pubblicato in edizione definitiva nel 1532. Le vicende dei paladini di re Carlo Magno (742 – 814) erano già state oggetto di testi letterari e lo saranno ancora ad opera di Torquato Tasso (1544 – 1595), autore di una Gerusalemme liberata (edizione definitiva:1581) in cui gli scontri fra musulmani e cristiani hanno per sfrondo la fine della prima crociata e l'assedio di Gerusalemme.
La forza e la caratteristica principale del poema ariostesco sta nella molteplicità dei piani narrativi che s’intersecano o avviano su strade autonome. Un groviglio estremamente produttivo per teatranti d’ingegno, come ha dimostrato la riduzione teatrale fattane da Luca Ronconi nel 1969 partendo della versione di Edoardo Sanguineti e con la scenografia di Uberto Bertacca ricca di ingegnose macchine sceniche. Marco Baliani si è mosso in un’altra direzione, realizzando uno spettacolo agile e profondo che focalizza le parti amorose del poema inserendovi, quali legami, ampi brani narrativi scritti anch’essi in versi. Gli è compagno e, in un certo senso, complice Stefano Accorsi che sviluppa un ruolo forte di primo narratore rendendo quasi visibili le storie amorose e guerresche estratte dal poema. Ne nasce una proposta robusta e piacevole che alterna momenti realistici (i cruenti scontri fra i protagonisti) a scene d’amore non prive d’erotismo e a momenti fantastici come il viaggio di Astolfo sulla luna a cavallo dell’ippogrifo per recuperare l’ampolla che contiene il senno di Orlando, reso folle dalla scoperta che Angelica si è innamorata del fante saraceno Medoro. Tutto questo è affidato a una recitazione a due capace di rendere visibili con gli occhi della mente anche le parti più ricche di effetti e suggestioni immaginifiche.