Jean Cocteau (1889 – 1963) ha scritto La voce umana nel 1930 dieci anni prima de Il bell’indifferente (1940), entrambi i testi, pudicamente centrati su figure femminili, nascevano da forti amori omosessuali. Il primo di questi monologhi sarà ripeso nel 1948 da Roberto Rossellini, per l’interpretazione di Anna Magnani, quale parte del dittico che compone il film L’amore.
Il testo raccoglie le riflessioni, da sola o al telefono, di una donna appena abbandonata dal l’uomo con cui sperava di vivere sempre. E’ un alternarsi di invettive e suppliche verso colui che l’ha lasciata e non ha alcuna intenzione di ritornate sui propri passi. Anche Il bell’indifferente ha al centro una figura femminile: una donna innamorata di un bel tenebroso che la lascia sola in una stanzuccia e non risponde alle sue parole, invettive o preghiere che siano, ma rimane indifferente, coricato sul letto intento, prima, a leggere il giornale o preda di un sonno profondo. Sono due saggi di recitazione che richiedono attrici sperimentate a abili. Adriana Asti adempie al ruolo con grande sensibilità sottolineando, diversamente di quanto faceva Anna Magnani nel primo tempo del film di Roberto Rossellini, più la fragilità e il dolore della protagonista che non la rabbia. Un saggio di recitazione di alto livello che cozza contro la scelta del regista Benoît Jacquot, più a suo agio con le direzioni cinematografiche storiche e operistiche che non con quelle teatrali, di non reinterpretare il testo ma limitarsi a riproporlo così com’è. Una decisione che porta alla luce la non poca polvere che si è depositata negli anni sul copione.