Clôture de l'amour (Fine dell’amore) è il titolo di un testo teatrale di Pascal Rambert (1962), un drammaturgo, regista e coreografo francese che ne ha curato la messa in scena, nel 2011, al Festival di Avignone. L’autore stesso ha firmato la regia dell’edizione italiana, che approda sui palcoscenici grazie all’interpretazione di Luca Lazzareschi, Tamara Balducci e la produzione della Fondazione Teatro dell’Emilia Romagna.
La scena è unica e raffigura una stanza dalla pareti dipinte in un bianco abbacinante, un non luogo che potrebbe configurarsi come uno spazio ospedaliero o un obitorio se non fosse per la pertica ginnica posta sullo sfondo. In tutto questo lindore si muovono due ex – amanti che tirano le somme di una relazione sentimentale ormai conclusa. Sono due lunghissimi monologhi, ciascuno di una cinquantina di minuti, in cui l’uomo rovescia sulla donna una valanga i motivazioni intellettuali che dovrebbero giustificare il distacco da lei, mente lei controbatte con un violento profluvio di reprimende che svelano la doppiezza, pretestuosità e violenza che ha dovuto subire. Due lunghe perorazioni interrotte da un coro di giovani che cantano una canzoncina infantale, un siparietto che consente agli attori di scambiare le rispettive posizioni sceniche. Il dialogo, fluviale, è molto ben congeniato e mette lo spettatore davanti a punti di vista inconciliabili (teorico quello di lui, viscerale quello di lei), ma ugualmente reali e motivati. Ne nasce uno spettacolo che segna una grandissima prova attoriale e si chiude con una soluzione non facilmente decodificabile: i due, a petto nudo, si mettono in testa corone di piume di un blu intenso. Forse un riferimento a due uccelli che si fronteggiano gonfiando il piumaggio, forse un semplice espediente per ribadire l’impossibilità di un accordo far i sessi. L’unico dato certo è una performance impegnativa e affascinante.