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Il tartufo Il tartufo Hot

Il tartufo

Cast, Crew, Infos - Teatro

Titolo originale
Tartuffe ou l'Imposteur
Autore
Jean-Baptiste Poquelin detto Molière (1622 – 1673), versione italiana Valerio Magrelli
Interpreti
Eros Pagni, Tullio Solenghi, Marco Avogadro, Madame Pernelle, Massimo Cagnina, Alberto Giusta, Barbara Moselli, Pier Luigi Pasino, Mariangeles Torres, Antonio Zavatteri, Gennaro Apicella, Elisabetta Mazzullo.
Scene
Catherine Rankl
Musica
Andra Nicolini
Luci
Sandro Sussi
Compagnia
Teatro Stabile di Genova

Il Tartufo (Tartuffe ou l'Imposteur) è una commedia morale scritta da Jean-Baptiste Poquelin (1622 - 1673), in arte Molière, e rappresentata nel 1664. La prima versione, in tre atti, si chiudeva con la vittoria dell’impostore Tartufo e la rovina dell’ingenuo Orgone, la cosa non piacque a Luigi XIV che impose al commediografo di rovesciare l’esito con la punizione del falso devoto e il risarcimento dello stolto benefattore. Il cambiamento fu realizzato con una sorta di colpo di teatro in cui i gendarmi mandati ad arrestare Orgone mettono le manette a Tartufo, un farabutto che da tempo era all’attenzione del sovrano che tutto vede e giudica.

Una sorta di apologia del monarca resa ancor più necessaria dopo il blocco del testo per ben cinque anni imposto dai bigotti della cabala dei devoti. L’interdizione fu rimossa grazie a un nuovo intervento del re, verso il quale il drammaturgo aveva più di un motivo di gratitudine. Con questi precedenti la commedia è spesso stata letta come una denuncia dell’ipocrisia e del raggiro mascherati con nobili motivi. Come dire un tema universale, praticabile e attuale in qualsiasi tempo. Marco Sciaccaluga ha evitato accuratamente di prendere partito in questo senso preferendo puntare sugli aspetti comici offerti dal testo, aspetti esaltati dalle prestazioni di due interpreti, Eros Pagni e Tullio Solenghi, il secondo dei quali più versato nella farsa che nel dramma. E’ una scelta legittima e che va incontro agli istinti più semplici del pubblico, ma priva l’intera operazione di una qualsiasi aggancio con l’oggi e con temi di rilievo generale. La confezione è ricca, come dimostra la scena dominata da una gigantografia di un particolate de Il Giudizio Universale (1536-1541) di Michelangelo Buonarroti (1475 – 1564) in cui Caronte percuote a colpi di remo le anime dei dannati per farli scendere dalla sua imbarcazione. In altre parole uno spettacolo piacevole e, a suo modo, ricco, ma quasi del tutto privo di una chiave di lettura originale.

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